Fisco e contabilità

Decreto Aiuti, rinvio in extremis per la Tari - Delibere agganciate alla scadenza dei preventivi

Castelli (Mef): «Così si evita norma ad hoc ogni anno» - Scadenza 2022 al 31 maggio

di Gianni Trovati

Il gruppo di misure per gli enti locali in costruzione per il decreto Aiuti si occuperà anche dell’intreccio di scadenze sulla Tari. La proroga, anticipata su NT+ Enti locali & edilizia di mercoledì, sarà l’occasione per risolvere in modo strutturale l’incrocio di date prodotto dall’ultimo Milleproroghe. In pratica, con il nuovo correttivo il termine per le delibere Tari resta al 30 aprile, ma torna ad agganciarsi a quello per l’approvazione dei bilanci preventivi dei Comuni se successivo: come accade appunto quest’anno con la data fissata (per ora) al 31 maggio.

«In questo modo diamo più tempo ai Comuni - spiega la viceministra all’Economia Laura Castelli - e superiamo la necessità di intervenire con una norma ad hoc ogni volta». Necessità prodotta dal Milleproroghe, che aveva ancorato la Tari alla data del 30 aprile con un meccanismo di fatto scollegato dai preventivi, ballerini per natura con le plurime proroghe di cui sono oggetto tutti gli anni.

La nuova regola, che dovrebbe essere riferita anche ai regolamenti superando un altro inciampo del Milleproroghe, funzionerebbe come quella prevista per l’adattamento dell’addizionale agli scaglioni Irpef ridotti a quattro dalla manovra: operazione agganciata a un termine pre-determinato (in quel caso il 31 marzo) ma mobile insieme all’eventuale scadenza successiva dei preventivi. Lo stesso accadrà a regime per la Tari, che ogni anno andrà approvata entro il 30 aprile a meno di slittamenti ulteriori dei bilanci.

Al di là dei tecnicismi che complicano la vita agli addetti ai lavori, nella sostanza la mossa offre un importante tempo supplementare per gestire le tante novità dei piani economico-finanziari della Tari, che da quest’anno devono anche prevedere i costi dell’adattamento agli standard di qualità del servizio fissati dall’Arera.

Sembra invece tramontare definitivamente l’altra proroga tentata nelle scorse settimane, quella dei rendiconti da approvare entro domani. L’ipotesi aveva provato anche a entrare come emendamento nei decreti in via di conversione, ma mal si concilia con l’altra misura dall’aspetto pesantemente tecnico ma dal forte impatto pratico in arrivo con il decreto. Si tratta dello sblocco degli avanzi, cioè dei risparmi ereditati dall’esercizio finanziario precedente, che vengono misurati appunto dai rendiconti. La regola studiata al Mef dovrebbe permetterne l’utilizzo eccezionale, senza attendere la salvaguardia degli equilibri entro il 31 luglio, per contrastare gli effetti della guerra in Ucraina e della persistente pandemia del Covid. In gioco ci potrebbero essere, in base ai dati ordinari dei conti locali, fino a 3,5 miliardi sparsi nel 70% abbondante dei Comuni italiani.

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