Urbanistica

Frodi sui bonus edilizi, sotto sequestro 1,2 miliardi di crediti fiscali

Alcune società avrebbero creato una «sistema» di fatture false per lavori edili mai eseguiti o che riguardavano al massimo stalle, scuderie e autorimesse

di Ivan Cimarrusti e Giovanni Parente

Le frodi sui bonus edilizi fanno rotta sulle Procure. Dopo che l’agenzia delle Entrate ha bloccato quattro miliardi per operazioni di cessione o sconto in fattura ritenute a forte rischio, i dossier arrivano sul tavolo dei pubblici ministeri che si muovono con i provvedimenti cautelari.

Dai Pm di Roma, infatti, sono arrivati due decreti di sequestro d’urgenza di crediti fiscali per 1,2 miliardi di euro, che rientrano appunto nei 4 miliardi bloccati dalle Entrate anche grazie agli strumenti del decreto Antifrodi di novembre ora confluito nell’approvazione della manovra.

Stando alle indagini del Nucleo Pef della Guardia di finanza di Roma, alcune società avrebbero creato una «sistema» di fatture false per lavori edili mai eseguiti o che riguardavano al massimo stalle, scuderie e autorimesse con rendita catastale di pochi euro. Una frode basata sull’anomala circolarità dei crediti fiscali ceduti di società in società ma anche tra persone fisiche, prima di essere illecitamente “monetizzati” attraverso la cessione a Cassa depositi e prestiti e Poste italiane, che «indotti in errore» ne hanno acquistati per 250 milioni. L’inchiesta riguarda otto persone legate a società di Roma, Aosta e Foggia. Nei loro confronti sono stati ipotizzati i reati di falsa fatturazione e truffa.

Le prime anomalie sono state individuate dalle Entrate, dopo che i crediti fiscali erano stati inseriti nella piattaforma web per la cessione. Negli atti investigativi si ricostruiscono i rapporti tra due società, una di Foggia ed una di Aosta, «che emettono, nell’ultimo anno solare (novembre 2020-novembre 2021), fatture l’una in favore dell’altra per centinaia di milioni di euro» per falsi lavori edilizi, «che costituiscono, poi, anche il presupposto per i relativi crediti di imposta, anch’essi oggetto di cessioni reciproche». Operazioni anomale, come è scritto nei documenti dei magistrati, in quanto gli immobili di proprietà delle società, «stalle, scuderie, rimesse», «non consentono minimamente di effettuare lavori edilizi idonei a generare crediti fiscali» di alto volume. E invece la società di Aosta, costituita a novembre 2019, un anno dopo «acquista crediti d’imposta per ecobonus e sismabonus del valore di 365,5 milioni di euro e ne cede 563 milioni» a quella di Foggia.

In questo presunto «schema» illecito delle due società, gioca un ruolo anche una rete di persone fisiche, su cui si indaga. Sono soggetti «privi di reddito o con redditi molto bassi» e «in molti casi sono presenti interi gruppi familiari collegati tra loro» che aprono partite Iva e comprano dalle due società di Foggia e Aosta crediti fiscali per lavori edili da milioni di euro, per poi “monetizzarli” attraverso Poste italiane e Cdp.

C’è, ad esempio, una giovane studentessa senza reddito. Nel 2021 apre una partita Iva come «procacciatori d’affari di vari prodotti senza prevalenza». Il 15 aprile compra 250mila euro di crediti ecobonus dalla società di Aosta e li rivende l’11 maggio a Poste. Ad agosto effettua l’identica operazione: compra 500mila euro di crediti dalla stessa società e li rivende il 1° settembre sempre a Poste.

Una serialità nelle operazioni che rappresenta anche uno degli alert fissati dalle Entrate con il provvedimento per bloccare cessioni o opzioni ritenute a rischio.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©