Urbanistica

Veneto, al via la piattaforma per recuperare i capannoni dismessi e in degrado

L’obiettivo della piattaforma è riqualificare il territorio e creare il presupposto per favorire i processi di rigenerazione, valorizzazione e recupero ambientale

di Barbara Ganz

Un lavoro certosino, avviato oltre due anni fa e inevitabilmente rallentato dalla pandemia, fatto raccogliendo i dati da fonti diverse e trovando un linguaggio comune per renderli accessibili e utili. Nasce così Capannoni On/Off, il progetto di geoportale contenente grandi masse di informazioni - per la prima volta connesse e disponibili - che fa dialogare le banche dati di enti, istituzioni, soggetti pubblici e privati (dal Catasto all’Agenzia delle Entrate, fino a Enti locali e multiutilities).

Un progetto promosso da Assindustria Venetocentro e condiviso con Province e Camere di Commercio di Padova e Treviso e Consorzio Bim Piave, per la ricognizione e la mappatura delle aree ed edifici produttivi, attivi o dismessi e da riqualificare, delle due province. Il contesto è quello Veneto che conta più di 92mila capannoni industriali, in 5.679 aree produttive (per 41.300 ettari di terreno), che coprono il 18,4% della superficie ‘consumata'. Lo strumento messo a punto e presentato ieri è facile da interrogare: rende disponibili le informazioni non solo sugli immobili e sul loro stato (con l’informazione se siano o meno in attività), ma anche sugli annessi servizi, le infrastrutture materiali e digitali, piani urbanistici. Si potrà dunque sapere se c’è la connessione con la banda larga, quanto e come si può costruire in base ai piani urbanistici, ma anche quali settori operano in quella zona, in vista di possibili future sinergie.

L’obiettivo della piattaforma è riqualificare il territorio e creare il presupposto per qualsiasi azione volta a favorire i processi di rigenerazione, valorizzazione, riqualificazione ambientale ed economica in una delle aree a maggior concentrazione produttiva del Paese, tra Padova e Treviso, con oltre 32mila capannoni su una superficie di 14.200 ettari: un supporto dunque per progetti per la rigenerazione e lo sviluppo sostenibile, ma anche una leva di marketing territoriale per l’attrazione di investimenti e competenze, anche dall’estero e per multinazionali che ricerchino un’area in cui insediarsi. Chiunque può in sostanza trovare il “posto giusto”: nella dimostrazione guidata dal coordinatore Dino De Zan si è visto come basti utilizzare il geoportale usando chiavi di ricerca (comune, dimensione dell’immobile che risulta evidenziato in rosso se non in uso, vicinanza al casello autostradale), affinando in un secondo tempo la selezione sulla base dei codici Ateco e della pianificazione urbanistica.

I big data entrano così nella programmazione territoriale, a disposizione delle amministrazioni per i piani di riassetto e rigenerazione urbana, infrastrutturazione digitale, ambientale ed energetica, ma anche di imprese, progettisti e operatori delle costruzioni per il recupero e riuso degli edifici dismessi e per ridurre il consumo di suolo, in linea con le disposizioni che si è data la Regione Veneto. Il progetto Capannoni è una evoluzione di un tema - quello delle aree produttive e dei capannoni - da tempo al centro dell’attenzione di Assindustria, fin dalla redazione a inizio anni '90 del primo Atlante delle aree industriali. «È, crediamo, il primo progetto in Italia che mappa aree, edifici e attività produttive, stato, utilizzo attuale, tanto più in un territorio così esteso - dichiara Leopoldo Destro, presidente di Assindustria Venetocentro -. Il progetto è importante anche perché nasce dall’alleanza tra Pubblica amministrazione e rappresentanza delle imprese, oggi più che mai alleati per competere. Insieme, realizziamo un servizio che finora non c’era, specifico per gli edifici e le aree a destinazione produttiva, con dati uniformi e aggiornati. Lo facciamo da una dimensione associativa ampia, quella di Assindustria Venetocentro, tra Padova e Treviso, un territorio dove vivono 1,8 milioni di persone, con la forza di rappresentare 3.500 imprese con 180mila collaboratori.

Dopo due anni di pandemia e ora con un grave conflitto nella nostra Europa, Capannoni OnOff propone un segnale di rinnovamento nel segno della condivisione e della collaborazione per un nuovo sviluppo sostenibile». E Paola Carron, vicepresidente, spiega: «Ci proponiamo di trasformare aree produttive, capannoni industriali oggi dismessi o degradati, dal costo ambientale, sociale ed economico, in patrimonio da rivitalizzare. L’obiettivo è riuscire a rigenerare il più possibile l'esistente ed evitare nuovo consumo di suolo, nel rispetto degli obiettivi comunitari cui si è allineata la Regione Veneto».

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