Appalti

Autostrade/3. Buia: «Bene gli investimenti, ma se c'è proroga servirebbe il 100% in gara»

di Alessandro Arona

Bene gli 8,5 miliardi di investimenti autostradali che si sbloccheranno grazie alle proroghe ad Aspi e Satap A4. Un passo avanti importante l'80% dei lavori in gara imposto dalla Commissione Ue, nonostante la legge italiana abbia "abbassato" la soglia al 60%. Tuttavia l'Ance ritiene che una posizione più coerente con il diritto europeo e con le decisioni di alcuni anni fa sul caso Francia sarebbe stata di imporre le gare al 100% a fronte di proroghe senza gara. E comunque, data la decisione del 27 aprile che si ferma all'80%, ora secondo l'Ance deve essere chiaro che: 1) l'indicazione è prescrittiva (ogni interpretazione diversa è priva di fondamento); 2) ora anche il 60% del Codice deve essere cambiato, perché anche le altre concessioni autostradali in essere sono prorogate, anni fa. Inoltre «il sindacato deve capire che non esiste un lavoro e imprese di serie A e altre di serie B; se vogliamo garantire qualità d'impresa e del lavoro facciamolo insieme, con gare che premino la qualità e l'affidabilità delle imprese. Ma senza monopoli».

La posizione dell'Associazione costruttori edili sul tema "proroghe autostradali e gare" è articolate, e il presidente Gabriele Buia ce la spiega in dettaglio.

Partiamo dalle proroghe, presidente. Il governo italiano, dal 2014, e ora anche la Commissione, spiegano che le mini-proroghe servono a rendere quel pacchetto di investimenti sostenibile, sia in riferimento alla durata residua (il caso Satap A4) sia per gli aumenti tariffari che sarebbero stati necessari (caso Aspi-Gronda), e che invece con la proroga si abbassano. Dallo Sblocca Italia 2014 il Mit tenta di ottenere le proroghe, ispirandosi al caso francese di qualche anno fa. Che ne pensate di tutto questo?
Se partono lavori per 8,5 miliardi di euro, in alcuni casi opere in programma da 15 anni, è sicuramente un fatto positivo. E l'80% imposto dalla Commissione per le gare è sicuramente un passo avanti, rispetto alla norma italiana recentemente abbassata al 60%. Tuttavia "il caso francese", a cui l'Italia e le società concessionarie dicono di ispirarsi da quattro anni, prevedeva di mettere a gara il 100% dei lavori, così chiese l'Europa. Si richiama l'Europa ma poi non si è coerenti. La soluzione francese resta invece secondo noi quella più coerente con il diritto europeo: se ti consento di mantenere la concessione per un certo numero di anni, sulla base del ragionamento degli investimenti, e dunque derogo al principio delle gare "a monte" per affidare la concessione, allora ti devo obbligare a fare le gare "a valle" per i lavori, al 100%.

La decisione della Commissione si ferma all'80%, ma visto che stiamo parlando di Autostrade per l'Italia l'impatto non sarà marginale.
Infatti, come dicevo, è comunque un risultato positivo, un passo avanti, ma sapendo che l'80-20 indicato dal Codice 2016 era già una mediazione, rispetto a una normativa europea che impone le gare a valle, se non l'ho fatta a monte. Era già un accomodamento. Comunque, capisco l'urgenza degli investimenti, ora accettiamo la decisione della Commissione, ma non dimentichiamoci che il modello francese resta quello più coerente con il diritto Ue.

L'indicazione della Commissione è vincolante? Alessandro Genovesi, segretario della Fillea Cgil, sostiene che è solo un'indicazione, non è il cuore della decisione Ue, e che l'Italia in sede di atti aggiuntivi con le concessionarie potrebbe discostarsene, applicando la legge che impone solo il 60%. Che ne dice?
L'interpretazione è priva di ogni fondamento. È chiaro che l'obbligo di gare a valle, indicato nero su bianco all'80%, è parte intergrante della decisione, assolutamente obbligatorio. Su questo punto l'Italia non ha margine di discrezionalità, sennò saltano le proroghe. Non solo: secondo noi a questo punto va cambiata anche la norma del Codice, abbassata al 60%. Anche lì si parla di concessioni affidate senza gara, anche per le altre concessioni si tratta di proroghe (quasi tutte concesse dopo la famosa direttiva Costa-Ciampi del 1998, o prima della privatizzazione nel caso di Autostrade Spa, ndr), se dunque la Ue impone l'80% per queste due concessioni prorogate il principio vale per tutte le concessioni non affidate con gara.

Il sindacato dice che con l'80% sono a rischio 3.000 posti di lavoro su 7.000, nelle società di costruzione controllate dalle concessionarie. È vero?
Facciamo un po' di chiarezza. Il sindacato si impunta da mesi su queste poche migliaia di lavoratori quando in 10 anni l'edilizia ne ha persi complessivamente 600mila. Ma soprattutto: dobbiamo dire chiaro che non ci sono imprese e lavoratori di serie A, cioè quelli delle società in house (Pavimental, Itinera, Serenissima costruzioni, ndr) e imprese e lavoratori di serie B, cioè quelli che vinceranno le gare. Neanche noi vogliamo appalti spezzettati o gare al massimo ribasso. Parliamo di qualità, siamo assolutamente disponibili, di come garantire che le imprese siano serie e affidabili, che sia garantita la qualità del lavoro e la sicurezza. Ma non confondiamoci: qualità del lavoro non vuol dire monopolio!

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