Fisco e contabilità

Rifiuti, verde urbano, asili e scuole: termini a rischio nel Pnrr dei Comuni

Molti i filoni con ritardi ministeriali evidenziati nel check up sul Piano

di Gianni Trovati

Il check up di inizio anno avviato dal governo sulle scadenze del Pnrr coinvolge in pieno anche i Comuni. Che ai tavoli di verifica coordinati dal ministro Raffaele Fitto, titolare della delega al Piano, hanno messo in fila i progetti appesantiti da ritardi e incognite attuative. Per i sindaci la posizione è sempre quella assunta in questi mesi: nei progetti comunali la ridiscussione del Piano su cui si è impegnato il governo non deve riguardare il contenuto dei progetti, ma alcune scadenze che inciampano su una fase di avvio rivelatasi più lunga e complicata del previsto. Quasi sempre perché i tempi si sono allungati nei ministeri.

Il caso più eclatante, presentato dall'Anci nella documentazione delle ultime riunioni con il governo, è quello relativo alla realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti (M2C1 – investimento 1.1). Il quadro fatica ad evolversi rispetto alla situazione già evidenziata su queste pagine: l'unica graduatoria definitiva è quella relativa alla linea B, 450 milioni per l'ammodernamento e la costruzione di nuovi impianti di trattamento e riciclo della raccolta differenziata, mentre sulla linea A (600 milioni per la raccolta differenziata) non c'è alcuna graduatoria e per la C (450 milioni per impianti di trattamento di prodotti particolari) c'è solo una proposta. Senza un colpo di reni rapido, tutto il calendario andrà rivisto.

Problemi simili si incontrano nell'investimento sul verde urbano (M2C4 – investimento 3.1), che entro il 2026 dovrebbe portare 6,6 milioni di nuovi alberi nelle Città metropolitane. La prima scadenza, con la piantumazione di 1,6 milioni di alberi entro fine 2022, è stata raggiunta con più di un affanno, perché le convenzioni sono state firmate solo a novembre e sulla posa effettiva degli alberi non esistono dati certi. Per evitare nuovi inciampi, la proposta dei Comuni è quella di accorpare i termini dei prossimi due anni per avere un orizzonte un po' più gestibile.

Noti sono poi i problemi relativi ad asili nido e scuole dell'infanzia, che hanno già prodotto uno slittamento dal 31 marzo al 31 maggio per l'aggiudicazione dei lavori. Nota è anche la convinzione, piuttosto condivisa fra amministratori locali e ministero, che la miniproroga non basti, e che sia necessario spostare ancora in avanti i tempi almeno fino a settembre. Dal 20 marzo al 31 agosto, poi, è già stato spostato il termine per gli accordi di concessione nei progetti su estensione di mense e tempo pieno.

In discussione nelle cabine di regia e nelle riunioni tecniche di confronto c’è però anche l’insieme di possibili modifiche normative che potrebbero convergere nel nuovo decreto Pnrr atteso in consiglio dei ministri nelle prossime due settimane. Sul punto, i sindaci chiedono soprattutto misure di semplificazione su acquisti, affidamenti e autorizzazioni. In particolare, l’Anci torna a chiedere la possibilità per i Comuni non capoluogo di procedere autonomamente senza passare necessariamente dalle centrali di committenza, un innalzamento della soglia da 139mila a 215mila euro per gli affidamenti diretti su progettazione e servizi tecnici nell’edilizia scolastica e un’estensione a tutto campo del silenzio assenso a 30 giorni per autorizzazioni, pareri e nulla osta anche in campo paesaggistico e ambientale.

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