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Gli ostacoli ai sindaci: poche informazioni e procedure troppo lunghe

Gli ostacoli ai sindaci: poche informazioni e procedure troppo lunghe

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Nessuna comunicazione ufficiale o pubblicità. Procedure lente e imprevedibili. Finanziamenti difficili da reperire. Sono le criticità con cui si scontrano, da Nord a Sud, i sindaci che cercano di acquisire e utilizzare gli immobili che si trovano nei confini comunali confiscati alla criminalità organizzata.

Problemi più difficili da superare soprattutto per i centri di minori dimensioni. Come Pojana Maggiore, comune di 4.350 abitanti in provincia di Vicenza. Nel 2015 la sindaca, Paola Fortuna, eletta un anno prima e ora al secondo mandato, ha scoperto dai giornali che nel Comune erano stati sequestrati 24 immobili: «Non sapevamo nulla di questa operazione - spiega - eppure si tratta di un numero elevato per il nostro piccolo territorio. Sono appartamenti, magazzini, garage e dopo qualche ricerca abbiamo individuato il condominio dove si trovano e, grazie all’aiuto dell’amministratrice dello stabile, siamo riusciti a contattare il curatore dei beni. Quando ho chiesto perché non ci avessero detto nulla mi hanno risposto che una comunicazione di questo tipo non è prevista».

Ma non basta sapere dell’esistenza dei beni per prenderli in carico. Fortuna ha sentito le associazioni interessate a usarli e si è messa in contatto con l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che, a maggio 2020, ha invitato il Comune a esprimere ufficialmente l’interesse alla destinazione dei beni. «A giugno dell’anno scorso - ricorda Fortuna - abbiamo inviato i nostri progetti: alloggi per anziani, per le forze dell’ordine, per comunità di minori e ambulatori di medicina di gruppo». A gennaio il Comune ha chiesto un aggiornamento. E qui la sorpresa: «Ci hanno detto che non è possibile procedere alla destinazione dei beni perché è ancora in corso la verifica dei crediti».

La lentezza delle procedure è anche alla radice del fatto che «quando finalmente i beni arrivano a noi hanno bisogno di investimenti per essere utilizzati perché si tratta di terreni incolti da anni o edifici da ristrutturare», osserva Enzo Alfano, dal 2019 sindaco di Castelvetrano, nel Trapanese. Un Comune dalla storia travagliata: noto perché qui è nato Matteo Messina Denaro, è stato sciolto per mafia nel 2017 e dichiarato poi in dissesto finanziario. Oggi ha in carico oltre 30 immobili confiscati: «Servono modalità semplici e rapide per accedere ai fondi - incalza Alfano - che devono essere legati all’aggiudicazione. Altrimenti si rischia di non riuscire a usare i beni». Il punto, sottolinea il sindaco, è che «le associazioni interessate spesso non hanno risorse sufficienti e il nostro Comune non ha fondi da mettere a disposizione».

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