Fisco e contabilità

Fondi Ue, la politica del governo spacca le Regioni

Governatori di centrosinistra critici, fiducia dal centrodestra

di Giuseppe Chiellino e Vera Viola

La nuova politica del Governo sui Fondi europei spacca il fronte delle Regioni. Si registrano posizioni diverse che per lo più corrispondono alla collocazione politica delle giunte regionali, come sta avvenendo anche sul tema dell’autonomia. Da una parte, i presidenti di Regione del centro sinistra che si oppongono all’indirizzo che il ministro Raffaele Fitto vuole dare alla governance dei fondi europei e di coesione criticandole, dall’altro i governatori del centro destra che, al contrario, si mostrano fiduciosi. C’è poi un terzo gruppo, con numerosi rappresentanti, che per ora trattengono giudizi: sebbene sollecitati dal Sole 24 Ore, non hanno espresso opinioni i governatori Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia ), Alberto Cirio (Piemonte), Eugenio Giani (Toscana), Roberto Occhiuto (Calabria).

Non risparmia le sue invettive invece il presidente della Campania Vincenzo De Luca che da mesi non perde occasione per sollecitare lo sblocco del fondo nazionale per la coesione. «Mi pare scandaloso il permanere del blocco nell’erogazione, da parte del Governo nazionale, di oltre 20 miliardi destinati alle Regioni del Sud del Fondo sviluppo e coesione. Alla Campania spettano 5,7 miliardi necessari per assicurare il cofinanziamento dei fondi europei».

Abolita per decreto l’Agenzia per la coesione territoriale, le cui funzioni e il personale passano a Palazzo Chigi, si accentua il controllo centralizzato. La relazione sullo stato di attuazione della politica di coesione europea e nazionale presentata da Fitto aveva evidenziato la necessità di maggiore controllo per accelerare la spesa (l’Italia ha una percentuale di spesa pari al 55% del programmato, contro una media europea del 69%). Ma la lettura attenta dei dati chiarisce che i programmi più in ritardo sono quelli affidati ai ministeri, anche per via delle risorse straordinarie di ReactEu che hanno gonfiato la dote di amministrazioni già in difficoltà. «La spesa dei programmi nazionali - spiega la Regione Campania - si attesta al 40,2% rispetto ai programmi regionali che raggiungono il 67,8%. Questo dato è frutto dell’interlocuzione costante con i competenti servizi della Commissione europea».

Il presidente della Puglia, Michele Emiliano rincara la dose: «La Puglia è tra le regioni da sempre più efficienti nell’utilizzo dei fondi europei e degli altri fondi nazionali di promozione della coesione». Ma ciò che scalda di più gli animi è la parte in cui la relazione presentata da Fitto e trasmessa al Parlamento prospetta la necessità di rivedere l’Accordo di partenariato 2021-2027, ritenuto non più attuale anche per il contesto cambiato dopo la guerra in Ucraina. «Una revisione - sottolinea Emiliano – che appare problematica per modalità e tempi di attuazione».

Sul fronte opposto, il neo governatore della Sicilia, Renato Schifani, giudica «un’ottima scelta correggere la rotta sulla governance dei fondi del Pnrr e delle politiche di coesione. Una decisione che si inserisce nel solco della velocizzazione e della semplificazione». E Vito Bardi (Basilicata): «I dati sui fondi europei ci dicono che non hanno funzionato. Il Sud continua a essere un’area disagiata. La percentuale dei fondi impegnati vale fino a un certo punto, perché manca qualsiasi valutazione sugli impatti sociali ed economici».

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