Urbanistica

Superbonus e cessioni, spese per il visto solo facoltative nelle asseverazioni

Betti (Ance): «Da smontare le fake news sul 110%». Rischio fibrillazioni sugli F24

di Giuseppe Latour e Giovanni Parente

L'indicazione delle spese sostenuto per il visto di conformità nel computo metrico e nelle asseverazioni di congruità sarà una semplice facoltà e non più un obbligo. C'è anche questa modifica nel pacchetto di norme interpretative che sta prendendo forma in vista della prossima settimana, quando entrerà nel vivo la fase di voto degli emendamenti alla legge di conversione del decreto n. 11/2023.Mentre si consolida il quadro delle novità di impatto maggiore (come la proroga sulle villette), il lavoro avanza anche su un pacchetto di norme di "messa a punto", chieste anche dal Consiglio nazionale dei commercialisti. L'intervento sulle asseverazioni serve a depotenziare alcune indicazioni penalizzanti arrivate a livello regionale dalle Entrate. Non sarà il solo. Sotto esame c'è anche la questione degli obblighi antiriciclaggio: l'elenco di documenti necessari a liberare il cessionario dalla responsabilità solidale, infatti, contiene un riferimento ambiguo agli adempimenti anti-sommerso. Se dovesse passare un'interpretazione larga, i professionisti vistatori rischierebbero di dover produrre anche questa documentazione. Per chiarire il raggio d'azione delle nuove regole, allora, l'ipotesi è di precisare che i documenti devono essere rilasciati dai soggetti «che sono controparte» del cessionario. In sostanza, banche e intermediari.

Il terzo capitolo dovrebbe riguardare l'obbligo di Soa per le imprese che eseguono lavori legati ai bonus: senza modificare il perimetro della norma, l'ipotesi è approvare emendamenti interpretativi che chiariscano aspetti dubbi, ad esempio in tema di subappalti. Ancora, si studia l'estensione della remissione in bonis alla presentazione dell'allegato B per i lavori di sismabonus. Se la lista delle modifiche si consolida, giorno dopo giorno, e il relatore Andrea de Bertoldi (FdI) punta a chiudere entro domenica un pacchetto di sintesi degli emendamenti da portare al voto la prossima settimana, resta irrisolta la questione dei crediti incagliati. Dopo i ripetuti stop del ministero dell'Economia, ribaditi mercoledì dallo stesso Giancarlo Giorgetti, alla soluzione degli F24, restano sul tavolo le richieste di tutti i gruppi parlamentari di arrivare allo sblocco dei crediti pregressi. Richieste che rischiano di portare fibrillazioni durante l'approvazione del decreto in commissione alla Camera.

Anche perché, nel frattempo, va avanti il pressing delle imprese per ottenere soluzioni dopo il blocco portato dal decreto n. 11/2023. Non a caso, proprio mercoledì il vicepresidente dell'associazione, Stefano Betti ha sottolineato come siano gli stessi dati dell'Ufficio parlamentare di Bilancio a smontare alcune fake news sul superbonus.Non è un bonus per ricchi, perché nel passaggio da ecobonus a superbonus al 110% è «aumentata in modo significativo la fruizione delle agevolazioni nei Comuni a reddito più basso». Non è a trazione settentrionale, perché «la quota degli investimenti incentivati nel Mezzogiorno passa dall'11,3% dell'ecobonus al 26,5% con il superbonus». Non è un bonus per le seconde case, perché «l'82,3% degli investimenti è stato effettuato nell'abitazione di residenza del proprietario». Infine, c'è da smontare la bufala delle truffe, che per il superbonus sono state un fenomeno «residuale», come lo ha definito lo stesso direttore dell'agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Da qui bisogna partire per «una più equilibrata valutazione dei risultati della misura».

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