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Per la ricostruzione l'Ucraina chiama le associazioni dei costruttori in Europa: aperto tavolo con la Fiec

Finora danni per 104 miliardi di dollari. Le mosse di Israele e Danimarca. Petrucco (Ance): gli ucraini vogliono standard europei, per noi è una occasione da cogliere con una azione di sistema e unitaria e con l'appoggio del governo

di Massimo Frontera

La guerra in Ucraina iniziata dalla Russia va avanti senza che sia possibile fare previsioni su tempi ed esito del conflitto. Tuttavia, il governo dell'Ucraina coltiva la certezza assoluta di conservare la sovranità sul suo territorio, al punto di porsi fin da ora il problema di come guidare la futura ricostruzione di un Paese massacrato da mesi di bombardamenti, devastazioni e massacri, con interi pezzi di territorio da bonificare, sminare o ricostruire e riaccompagnare a una attività produttiva.

Le dimensioni del fabbisogno sono enormi. In attesa di una contabilizzazione esatta dei danni, le stime del centro studi economico ucraino Kse, aggiornate all'8 giugno, parlano di quasi 104 miliardi di dollari, di cui 2,7 miliardi relative alle infrastrutture ferroviarie (6.300 km di linee e 41 ponti danneggiati) e oltre 30 miliardi di danni al sistema stradale (per quasi 24mila chilometri di rete). Il conteggio degli edifici danneggiati è quantificato in cifre non meno apocalittiche: 44,8 milioni di mq di immobili residenziali cancellati, per un costo stimato di quasi 30,4 miliardi di dollari. Cifre enormi e necessariamente approssimative, ma che aiutano a immaginare l'entità del lavoro da fare, quando ci saranno le condizioni.
Ma nonostante le variabili in gioco impediscano ogni previsione, gli ucraini, mentre combattono, si pongono anche il problema di impostare la rinascita del loro Paese. E lo hanno fatto in modo estremamente concreto: rivolgendosi all'Europa (che insieme agli Usa sta altrettanto concretamente sostenendo il Paese aggredito con l'invio di armi, aiuti e sostegno ai profughi).

È evidente che l'unico tavolo in grado di affrontare la ricostruzione dell'Ucraina è quello che riunisce le principali istituzioni politiche, economiche e finanziarie internazionali. Intanto però, l'Ucraina ha voluto attivare al più presto un altro tavolo, anche questo internazionale, anche se decisamente più settoriale e specifico. È il tavolo promosso dall'associazione nazionale dei costruttori dell'Ucraina (Cbu- Confederation of Builders of Ukraine) con l'appoggio del governo di Kiev, i quali si sono rivolti alla Fiec, la federazione delle associazioni dei costruttori europei, cui aderisce la stessa Cbu. L'appello - lanciato con una lettera inviata lo scorso 30 aprile - ha avuto una risposta immediata. Il 4 maggio c'è stato un primo incontro con i vertici della Fiec, cui hanno partecipato il direttore della Cbu (l'associazione dei costruttori ucraini), la deputy minister dell'Ucraina per i territori e lo sviluppo, Natalia Kozlovskaya, oltre al direttore generale del ministero. In un incontro successivo, a metà maggio, è stato deciso di nominare un gruppo ristretto con il compito di costruire una proposta al paese aggredito. Oltre ai rappresentanti ucraini (presidente e direttore della Cbu), del gruppo ristretto fanno parte l'attuale presidente Fiec, l'irlandese Philip Crampton, il vicepresidente Fiec italiano Piero Petrucco (recentemente confermato vicepresidente Ance nella squadra della neopresidente Federica Brancaccio) e il vicepresidente Fiec Maxime Verhagen, olandese, ex ministro dell'economia ed ex parlamentare europeo. Al gruppo si aggiungerà presto un ulteriore membro, un past president Fiec di nazionalità tedesca o norvegese che sarà scelto la prossima settimana dal comitato direttivo della Fiec. Intanto alla partita si è aggiunta anche l'associazione dei grandi contractors europei - l'Eic european international contractors - attualmente presieduta dal francese, Benoît Chauvin.

A spiegare obiettivi e strategia di quella che ancora appare come una scommessa, è appunto il vicepresidente Ance e Fiec Piero Petrucco, imprenditore alla guida di una media impresa specializzata. Petrucco ha una lunga esperienza di attività all'estero ed è abituato a lavorare a fianco di giganti del calibro di Vinci o Bouygues. «L'idea degli ucraini - riferisce Petrucco - è di fare un progetto molto sistemico di rigenerazione urbana, partendo da una situazione pesantissima ma approfittando, tra virgolette, di questa situazione per ricostruire il Paese su nuove basi e con standard europei». Allo stesso modo di come i russi stanno cercando di cancellare e riscrivere la storia dell'Ucraina, gli ucraini vogliono cancellare l'impronta della Russia sulla loro storia e sulle loro città, impressa sull'urbanistica e sull'architettura. «Per questo - aggiunge Petrucco - hanno intenzione di coinvolgere un'ampia gamma di operatori, a partire dal mondo delle professioni: per definire standard e modelli pianificatori, e dunque pensando a un lavoro molto più ampio della prima emergenza».

Una scommessa sulla quale è importante esserci. «L'idea dell'Ance - spiega sempre il vp - è quella di portare una iniziativa del nostro Paese, che credo debba essere accompagnata anche a livello governativo». «Credo - aggiunge - che vada quantomeno esplorata l'idea di provare a fare una operazione di sistema, con il nostro sistema Ance e in accordo con il governo, su un Paese come l'Ucraina, destinatario di rilevanti fondi». Petrucco è convinto «che ci sia uno spazio», anche in considerazione della struttura industriale nazionale, fatta di un tessuto imprenditoriale fatto in prevalenza da Pmi. «Noi non abbiamo la grande impresa che può fare tutto da solo, non possiamo fare i general contractor - ammette Petrucco - ma dal punto di vista della capacità tecnologica e costruttiva non abbiamo problemi: provare a fare un progetto, è sicuramente una opportunità da cogliere».

Peraltro, in questa fase è anche importante mantenere coesione e unità, evitando corse solitarie. «Abbiamo invitato le singole associazioni a non fare nessuna azione diretta e bilaterale; impegneremo le associazioni a veicolare tutto attraverso la federazione», aggiunge. Anche perché fughe in avanti già ci sono state, anche in ambito Fiec. La Danimarca, per esempio, si è già mossa con iniziative personali, sia a livello di associazione e di governo. Al di fuori dell'Europa lo stesso ha fatto Israele che, secondo indiscrezioni, ha già preso accordi per "ipotecare" la ricostruzione di un intero quadrante di una città distrutta dai russi.

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