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Aiuti-bis, sul tetto agli stipendi Pa Draghi impone la correzione

Emendamento del governo approvato in commissione alla Camera: salta la deroga al vincolo dei 240mila euro. Anche per Mattarella norma inopportuna. Terza lettura al Senato

di Barbara Fiammeri

La manina questa volta è stata tagliata. Mario Draghi costringe il Senato a tornare a riunirsi martedì prossimo, a cinque giorni dalle elezioni, per cancellare dal decreto Aiuti bis, la norma con cui mercoledì, proprio a Palazzo Madama, era stata introdotta una deroga al tetto di 240mila euro annui per gli stipendi di alcune figure apicali della amministrazione.

Una decisione che ha mandato su tutte le furie il premier e provocato anche il forte disappunto del Quirinale (Sergio Mattarella e Draghi si sono sentiti al telefono) per una scelta quanto mai «inopportuna» in un momento di crisi come quello attuale, con famiglie e imprese in forte difficoltà a causa della crisi energetica. Il risultato è che il decreto Aiuti bis da 17 miliardi dovrà tornare per una terza lettura al Senato. Ieri infatti il Governo ha presentato alla Camera un emendamento, già votato in commissione, con cui viene cancellata la deroga, che, peraltro, aveva anche l’aggravante di non aver introdotto un nuovo tetto. Di fatto gli stipendi degli alti papaveri dello Stato sarebbero potuti lievitare a dismisura (la copertura finanziaria stimata era di 25 milioni di euro).

Ma il dato più paradossale è che i partiti, tutti, dopo averla votata ne hanno preso le distanze, attribuendone la principale responsabilità al Mef per aver inserito l’emendamento tra i riformulati. «Nessuna manina», ha risposto seccato il sottosegretario Federico Freni che ha seguito i lavori delle commissioni in Senato e ora alla Camera.

In un primo momento sembrava che l’orientamento fosse quello di approvare alla Camera un ordine del giorno sottoscritto da tutti i partiti, in cui si invitava il governo a correggere l’errore il prima possibile sopprimendo la norma. Questo avrebbe consentito di licenziare, come da programma, in via definitiva a Montecitorio il decreto Aiuti bis e poi Palazzo Chigi avrebbe cancellato la deroga al tetto con il nuovo decreto Aiuti ter che sarà all’esame del Consiglio dei ministri tra oggi e domani. Alla fine invece ha prevalso la scelta di votare l’emendamento. Forse perché nel frattempo i partiti si sono mossi in ordine sparso. I Cinquestelle hanno presentato un loro emendamento soppressivo e così hanno fatto poi tutti gli altri parti. A quel punto il Governo ha deciso di mettere la parola fine presentando l’emendamento che è stato votato ieri pomeriggio dalla Commissione Bilancio. Se oggi la soppressione della deroga verrà confermata dall’Aula, il provvedimento martedì 20 sarà nuovamente al Senato. Una riapertura decisamente inaspettata, tant’è che la presidente Elisabetta Casellati mercoledì aveva salutato i senatori. Tutto da rifare invece. C’è chi sostiene che questa nuova finestra potrebbe favorire la ripresa del confronto sulla delega fiscale e l’ergastolo ostativo. Due temi usciti però dall’agenda parlamentare non per il calendario bensì per il forte contrasto tra i partiti dell’ex maggioranza.

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