Digitale, competenze e premi, le proposte dei dirigenti Pa
I vent’anni dell’Associazione nazionale dei dirigenti pubblici sono stati l’occasione per fare un bilancio sullo stato di salute della Pa, utile a migliorare il nostro sistema e per affrontare le sfide di questi anni. In un mondo incerto, caratterizzato dalle due grandi transizioni digitale ed ecologica, si richiede anticipazione e tempestività di intervento oltre a efficienza ed efficacia. Oggi ci accorgiamo che l’efficacia e l’efficienza dell’intervento pubblico sono fondamentali per affrontare le sfide di un mondo complesso. L’Italia è in declino da oltre un quarto di secolo a causa del ristagno della produttività e di una Pa inefficace. L’elevata tassazione che sopporta il nostro sistema economico non si è trasformata in quantità e qualità dei servizi. Che cosa è accaduto? Un circolo vizioso di deresponsabilizzazione ha coinvolto politica e amministrazione. Una politica in continua competizione elettorale non è stata in grado di fare scelte coraggiose; il tutto in un regionalismo irresponsabile e in un policentrismo caotico.
Un cattivo reclutamento ha fatto invecchiare il personale. Controlli vecchi hanno rivolto l’amministrazione agli aspetti formali e non ai risultati; e una valutazione della performance vuota e burocratica è incapace di promuovere servizi migliori. La discontinuità dei governi, con i conseguenti spoils system, ha creato una dirigenza non di rado intimorita e poco autorevole.
La discussione ha fatto proposte necessarie di fronte all’entità delle risorse da spendere: oltre 500 miliardi in 10 anni. Il rischio di sprecare l’opportunità è alto. Che fare? Le priorità sono la digitalizzazione e una migliore qualità del capitale umano. Lo sforzo fatto sui Green Pass fa capire che si può assicurare a tutti il fascicolo sanitario elettronico, diffondere lo Spid, realizzare il fascicolo del lavoratore e dare servizi da remoto. Sul reclutamento, il concorso centralizzato e semplificato rischia di non soddisfare i fabbisogni tecnici e di atrofizzare la capacità già bassa di gestire i concorsi. Va evitato che la Pa diventi un ammortizzatore contro la disoccupazione giovanile. Miglioriamo il brand della Pa valorizzando le buone pratiche, come si propone di fare il ministro Renato Brunetta con il progetto Valore. Serve un piano straordinario di formazione per recuperare il personale con competenze obsolete.
Per questo si è proposto di creare scuole specialistiche in collaborazione con atenei e soggetti privati su appalti, contabilità, fondi Ue, amministrazione digitale.
A livello istituzionale, serve responsabilizzare tutti i livelli di governo. Serve un centro forte capace di sostituire i governi locali inefficienti, altrimenti il Sud arretrerà ancora. Un’altra proposta è la riduzione dei termini dei procedimenti fissati nel 1990. Da qui un impegno con Confindustria e Confcommercio per proporre una norma che dimezzi i tempi. Aumentare i poteri dirigenziali e contenere la tendenza a contrattualizzare ogni atto datoriale: aumentare il peso della valutazione del dirigente nella progressione economica e di carriera dei dipendenti. Si è proposto inoltre di differenziare le retribuzioni per remunerare responsabilità, disagio e complessità dell’ufficio ricoperto.
Per far fronte alla sfida del Recovery occorre nel breve far affidamento alle assistenze tecniche, attivando partenariati pubblico-privati con le rappresentanze delle imprese e della consulenza. Altrimenti falliremo gli obiettivi. Occorre osare e fare diversamente. Ora o mai più.