Amministratori

Tra destra e sinistra ago della bilancia l’elettorato anti sistema

Damilano punta su turismo e cultura, Lo Russo sulle richieste dei quartieri

di F.Gre.

Una campagna elettorale senza dibattiti, almeno finora, con le “carte” del programma elettorale coperte fino all’ultimo, e tre candidati in corsa sui tredici al via. A Torino, seconda città laboratorio per i Cinque Stelle dopo Roma, la scelta del candidato sindaco per il Movimento è stata meno travagliata rispetto a Milano, ma è risultata pesantemente condizionata dalla decisione di Chiara Appendino di non ricandidarsi. Alla fine il popolo del web ha scelto Valentina Sganga, consigliere comunale uscente e capogruppo, anello di congiunzione tra il Movimento e la sindaca, anche nei momenti più difficili di governo della città.

Unica candidata donna, Sganga, accanto a Paolo Damilano, per il centrodestra, il primo a scendere in campo sin da gennaio scorso, quasi una autocandidatura sostenuta però Matteo Salvini, che ha bruciato sul tempo i papabili. E a Stefano Lo Russo, Pd, uscito vincente, sebbene con margini ristretti, dalle primarie del centrosinistra che hanno avuto una lunga gestazione e qualche effetto divisivo, come dimostra lo strappo di Enzo la Volta, una storia politica come consigliere del Pd in corsa però senza il sostegno dell’apparato del suo partito.

Quella di Valentina Sganga è una candidatura “in continuità” con la sindaca Appendino, con un forte accento sui diritti in campagna elettorale – la Città ha riconosciuto tra le prime in Italia le unioni civili. Damilano – famiglia imprenditoriale con radici nel Cuneese – ha scelto un profilo da civico ma in realtà ha alle spalle i partiti più corazzati, Lega, main sponsor, e Fratelli d’Italia, accanto a Forza Italia. Un curriculum da amministratore “nato” invece per Lo Russo, docente del Politecnico di Torino e già assessore all’Urbanistica con Piero Fassino.

Nonostante toni bassi e pochi tiri in porta, la partita che si gioca a Torino ha quasi un risvolto sociologico: l’esito delle prossime elezioni dirà se dopo il voto anti sistema che ha portato a Palazzo di Città Chiara Appendino contro Piero Fassino, nel 2016, la città tornerà al centrosinistra, come storicamente è stato, o se sarà un primo cittadino di centrodestra a guidarla, fatto senza precedenti.

I giochi sono aperti: al netto dei tredici candidati, tra cui anche Ugo Mattei “padre” della campagna sull’acqua pubblica, la partita è tra Damilano e Lo Russo mentre molto si è discusso – prima delle Primarie – e si discute – in vista di un possibile ballottaggio – dell’accordo tra il Pd e i Cinque Stelle. Tanto che Lo Russo ha firmato un documento in cui si impegna a non stringere accordi con il Movimento come richiesto dai Moderati di Mimmo Portas, storica componente torinese della coalizione di centrosinistra. Mai dire mai. L’attenzione si è focalizzata fino a sabato scorso sulle liste. Damilano conterà su due liste civiche – Torino Bellissima, in capo direttamente al candidato, con professionisti ed esponenti della società civile, accanto a Progresso Torino dove sono confluiti singoli esponenti di Azione (Carlo Calenda), Italia Viva (Matteo Renzi), Radicali, la lista Sì Tav di Mino Giachino e quella del Popolo della famiglia – e sui tre partiti del centrodestra. Lo Russo ha dalla sua il Pd, con la “benedizione” di Sergio Chiamparino, Sinistra ecologista e Articolo 1, i Moderati e due liste civiche. Si diceva dei programmi: la campagna elettorale in un certo senso è appena iniziata. Incentrata sul tema dei diritti la corsa di Valentina Sganga, forte del fatto che Torino sia stata la prima città italiana a riconoscere i figli di coppie omogenitoriali, insiste sulle nuove occasioni di sviluppo per la Città Damilano, a cominciare da turismo e cultura, fa leva sul buon Governo Lo Russo e sull’attenzione all’ascolto delle istanze che arrivano dai quartieri.

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