Personale

Regioni: buco da 2 miliardi, svolta sui medici di famiglia

Mancano le risorse per il 2021, per i camici bianchi l’ipotesi dipendenza

di Marzio Bartoloni e Sara Monaci

Per l’emergenza Covid mancano all’appello 2,2 miliardi per il 2021. I fondi per quest’anno non sono riusciti a soddisfare tutte le esigenze di spesa - dall’acquisto delle mascherine alle assunzioni straordinarie del personale - e vanno trovati al più presto attraverso un «intervento normativo improcrastinabile» che preveda sia un «utilizzo flessibile delle risorse emergenziali disponibili» che non sono state spese - come i 345 milioni stanziati per i vaccini Covid negli studi di medici e pediatri di famiglia - ma anche con la messa a disposizione di «risorse ulteriori». Questo l’appello delle Regioni in vista della messa a punto della prossima manovra contenuto in una una lettera ai ministri Franco (Economia), Speranza (Salute) e Gelmini (Affari regionali) e firmata da Raffaele Donini, coordinatore degli assessori alla Salute delle Regioni. Che oggi invieranno al ministro della Salute anche la loro proposta ufficiale votata all’unanimità e anticipata dal Sole 24 Ore dell’8 settembre per cambiare volto definitivamente agli studi dei medici di famiglia, una riforma a cui Speranza potrebbe presto mettere mano. Perché con l’emergenza della pandemia «la medicina di famiglia ha mostrato estrema debolezza laddove interpretata in modo isolato» : i casi più eclatanti sono stati le mancate visite a casa dei malati di Covid, per i quali sono stati attivate alla fine le Usca, l’assenza nel contact tracing fino ai tamponi e ai vaccini contro il Covid sui quali i medici di famiglia sono stati marginali. Da qui quattro proposte delle Regioni per evitare che la medicina di famiglia diventi un «ostacolo» ora che il Pnrr ha stanziato ingenti fondi per costruire sul territorio Case e Ospedali di comunità: la prima proposta, quella più estrema, prevede l’addio alla «convenzione» (i medici oggi sono liberi professionisti che firmano ciclicamente accordi con lo Stato e e le Regioni) per trasformare i medici di famiglia in veri e propri dipendenti del Servizio sanitario nazionale, la seconda e la terza proposta prevedono forme di accreditamento più stringenti con il Ssn e infine la quarta punta a una forma mista dipendenza-accreditamento, soluzione quest’ultima che potrebbe aprire l’assunzione come dipendenti per i nuovi medici di famiglia «più vocati» a lavorare nelle strutture del Ssn a cominciare proprio da Case e Ospedali di comunità, lasciando agli altri la possibilità di restare liberi professionisti.

Sempre dalle Regioni ieri è arrivata la richiesta a rivedere i limiti alla partecipazione del pubblico agli spettacoli dal vivo portando all’80% la capienza di cinema, teatri e stadi entro ottobre con l’obiettivo «in un breve arco temporale» di arrivare a riempire al 100% la capienza. «Alla luce del successo della campagna vaccinale e con la diffusione delle certificazioni verdi - ha spiegato il presidente delle Regioni Massimiliano Fedriga - riteniamo possibile superare i limiti». Le istituzioni nazionali e locali, aggiunge, «hanno il dovere di fare scelte responsabili per ridare ossigeno a categorie di lavoratori e settori economici che hanno pagato un prezzo altissimo»

Tra l’altro proprio oggi il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini sarà ascoltato dal Cts proprio sul piano per riportare le capienze al 100% su cui una decisione, come previsto dall’ultimo decreto sul green pass, è attesa entro settembre.

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