Appalti

Nuovo codice, Confindustria chiede di rinviare l'entrata in vigore di 12 mesi

Per il direttore generale Francesca Mariotti si rischia «choc regolatorio nei primi mesi di applicazione». Criticata la scelta di innalzare a 140mila euro gli affidamenti diretti di servizi e forniture

di Mauro Salerno

Rinviare l'entrata in vigore del nuovo codice appalti al 2024 con una «vacatio legis di 12 mesi» rispetto alla data di entrata in vigore ora prevista al prossimo 31 marzo, «per evitare che lo choc regolatorio possa rallentare il mercato degli appalti» nei primi mesi di applicazione. È una delle proposte avanzate da Confindustria, per bocca del direttore generale Francesca Mariotti, in audizione di fronte alla commissione Ambiente della Camera.

Mariotti ha ribadito il giudizio positivo generale sull'impianto dello schema di decreto legislativo, dotato di «un testo chiaro e leggibile» e apprezzando anche la scelta di rendere il provvedimento autoesecutivo, con l'abrogazione «di 104 atti di secondo livello».

Non è però mancata la richiesta di qualche correzione e l'indicazione di una serie di «profili di attenzione». Oltre alla necessità di rinviare di 12 mesi l'entrata in vigore, Mariotti ha sottolineato l'importanza di avere tutti i provvedimenti attuativi pronti nel momento in cui il nuovo codice diventerà operativo. Poi altre due richieste. Primo: rendere stabile un quadro normativo «che dal 2016 a oggi è stato modificato con 28 provvedimenti che hanno introdotto deroghe su deroghe». Secondo: garantire una «governance» del nuovo codice appalti, in modo da avere una «ricognizione sulla sua applicazione e sulle eventuali criticità», da poter correggere subito.

Confindustria ha segnalato di non condividere la scelta di portare a regime le semplificazioni sulle gare introdotte durante la pandemia. Anche la scelta di innalzare a 140mila euro la soglia per gli affidamenti diretti nel campo di servizi e forniture «è una modifica su cui esprimiamo un giudizio negativo, in quanto tali soglie vanno, in sostanza, a danneggiare soprattutto le piccole e medie imprese che possono partecipare più agevolmente proprio alle gare piccole», ha aggiunto Mariotti, che ha segnalato l'opportunità di far scendere la soglia a 80mila euro, «a maggiore tutela della trasparenza degli affidamenti».

Per Confindustria sarebbe anche utile separare più nettamente il comparto dei lavori da quello dei servizi e delle forniture. «Una legislazione ad hoc per gli appalti di servizi, da integrare nel Codice, appare disattesa ma rimane un'istanza altamente auspicabile e necessaria», ha sottolineato Mariotti.

Criticata anche la scelta di eliminare il tetto massimo del 30% ai punteggi sul ribassi di gara che «rischia di aprire ad aggiudicazioni basate esclusivamente sulla componente del prezzo». Su questo punto Mariotti ha segnalato l'opportunità di «mantenere un bilanciamento fisso tra qualità/prezzo, passando dal 70%-30% all'80%-20%, a garanzia della valorizzazione degli elementi qualitativi dell'offerta».

Quanto alla qualificazione delle stazioni appaltanti: «non si tratta di ridurne il numero ma di concentrarne le attività in un numero adeguato di organizzazioni» arginando deficit organizzativi e di professionalità.

Infine, sulla revisione prezzi, la soglia di rilevanza del 5% è alta, per tutti i contratti pubblici. L'indicazione è quella di individuare soglie differenziate tra opere, forniture e servizi.

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