Appalti

Codice appalti, riapre il cantiere della riforma. Dalla qualificazione Pa ai tempi di gara: il Senato parte da 19 obiettivi

Al via in commissione Lavori pubblici del Senato l'esame del Ddl delega a cinque anni dall'ultimo tentativo (fallito) di semplificazione e ridisegno organico del sistema

di Mauro Salerno

Non è durata neppure un lustro l'ambizione di rimettere mano una volta per tutte al sistema degli appalti attraverso la riforma del 2016 partita sull'onda delle nuove direttive europee. Il codice entrato in vigore il 18 aprile di quell'anno - rimasto largamente inattuato e bersagliato da critiche, correzioni e deroghe esasperate anche (ma non solo) dalla pandemia - è stato da tempo destinato alla pensione. E dopo gli annunci è arrivata l'ora dei passaggi più concreti.

Sarebbe un gioco facile ricordare la battuta per cui l'unico cantiere sempre aperto in Italia è quello della riforma degli appalti. Oggi si ricomincia dal Senato, dove la commissione Lavori pubblici apre il sipario sulla legge delega che detterà i criteri cui dovrà attenersi il Governo nell'ennesima rivisitazione del sistema. Se i tempi saranno rispettati (sei mesi per approvare il nuovo codice) si potrà dire che le ultime due riforme (che organiche sono state solo nelle intenzioni, vista la quantità enorme di correzioni in corsa cui sono state sottoposte) sono durate rispettivamente dieci (Dlgs 163/2006) e cinque/sei anni (Dlgs 50/2016). Non proprio un record di stabilità: la speranza è che questa volta Parlamento e Governo riescano a partorire un lavoro migliore e più duraturo.

Il testo del disegno di legge approvato dal Governo, su cui ora si innesteranno il lavoro e le modifiche del Parlamento, individua una bussola iniziale di 19 criteri su cui impostare la riforma. A guidare i lavori saranno i relatori Simona Pergreffi (Lega) e Andrea Cioffi (M5S).

Tra gli obiettivi da raggiungere tornano molti dei traguardi falliti nel 2016. Inutile sottolineare che anche questa volta la parola d'ordine è semplificazione, senza «gold plating» dei principi-chiave indicati dalle direttive europee. Si torna poi a parlare di qualificazione (e conseguente riduzione) delle circa 40mila stazioni appaltanti, di revisione del sistema di qualificazione delle imprese, di "appalti verdi", di «forte» incentivo al Ppp, di clausole sociali e di nuove strade per porre un freno ai ricorsi. Mentre tra le novità spuntano la promozione delle «pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione lavorativa per le persone con disabilità» e il riferimento all'obbligo di garantire l'applicazione dei corretti contratti nazionali nell'esecuzione delle prestazioni. C'è l'intenzione di rendere certi i tempi delle gare e non manca il «superamento» dell'albo dei commissari indipendenti dalle Pa che sarebbe dovuto nascere in seno all'Anac, ma che non ha mai visto la luce.

La riforma dovrà essere adottata dal Governo con uno o più decreti legislativi entro sei mesi dall'approvazione della delega. Il cammino in Parlamento parte oggi. L'ultima volta le Camere impiegarono un anno solo per discutere e approvare la delega, facendo crescere in modo esponenziale (da poco più di una decina a ben 75) i criteri direttivi per il Governo. Chissà se questa volta verranno mantenute le promesse di un cammino più agile e rapido, sin dall'inizio.

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