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Strade, il caro-materiali affossa le imprese del settore e gli investimenti nella manutenzione

Siteb: a fine anno la produzione di asfalto scenderà del 20% rispetto al 2021. A rischio i traguardi Pnrr. La richiesta al governo: rendere strutturali le compensazioni alle imprese

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di Mauro Salerno

Il peso del caro-materiali affossa l'ìindustria delle manutenzioni stradali. Con pesanti ripercussioni anche sull'esecuzione dei lavori necessari a mantenere efficienti e sicure le infrastrutture su cui ci muoviamo ogni giorno. Il quadro emerge dai dati comunicati dalle imprese del settore. Secondo Siteb (l'associazione Strade italiane e bitume) «gli insostenibili aumenti dei costi delle materie prime e dell'energia stanno frenando l'industria delle costruzioni e manutenzioni stradali che si prepara a chiudere l'anno con un calo di produzione del conglomerato del 20% rispetto al 2021».

L'analisi trimestrale dell'associazione rivela come, in base alle vendite del bitume registrate nei primi nove mesi dell'anno in Italia (in calo del 24,1% rispetto all'anno scorso), a fine anno la produzione di conglomerato bituminoso (asfalto) tornerà sotto quota 30 milioni tonnellate di tonnellate (sui valori del 2018-19), dopo la crescita registrata nel 2020-2021 quando aveva raggiunto le 35 milioni di tonnellate.

Un calo che si registra proprio nei mesi in cui ci si sarebbe attesi, invece, una crescita dovuta alla messa a terra degli investimenti previsti dal Pnrr. Di qui la richiesta al governo di «intervenire con misure urgenti di reale compensazione dei rialzi e con meccanismi effettivi di revisione prezzi che tengano conto anche dei costi energetici». In caso contrario, sottolineano da Siteb, «è a rischio la stessa messa in opera di una parte dei lavori previsti dal Pnrr»

Le imprese del settore sottolineano come a provocare la contrazione degli investimenti e dunque della produzione di asfalto è la crisi energetica: le lavorazioni del conglomerato bituminoso si eseguono prevalentemente con tecnologie a caldo per riscaldare ed essiccare le materie prime. Oggi il valore del gas metano ha un'incidenza economica crescente nella produzione del conglomerato bituminoso, «passata in pochi mesi da 2-3 euro a tonnellata agli attuali 15-20 euro (dipende dai contratti stipulati con gli operatori del mercato)». A essere più colpiti sono in particolare gli impianti che utilizzano gas metano il cui costo è più che decuplicato in poco più di un anno.

Non si tratta di un numero marginale di aziende. Anzi. Gli impianti di questo tipo «costituiscono il 52% del totale in attività nel settore». Di qui la scelta di alcuni impianti di tornare all'alimentazione con olio combustibile, operazione non sempre possibile perché, oltre ai costi di adeguamento, sono necessarie apposite autorizzazioni non facilmente ottenibili. Una situazione paradossale che pregiudica l'attività del settore, con alcuni impianti che addirittura preferiscono non aprire in assenza di commesse importanti per evitare perdite.

Oltre all'impatto sulle imprese che producono il bitume, l'effetto ancora più preoccupante di tutto questo scenario è che «i lavori di manutenzione, soprattutto quelli gestiti dall'Anas che da anni rappresentano il volano del comparto, sono in decisa contrazione (-20%)». «Le risorse stanziate fino ad oggi per sostenere il settore della manutenzione e costruzione delle strade si esauriranno tra due mesi - evidenzia il presidente di Siteb Michele Turrini - . Chiediamo al nuovo Governo di mettere in campo nuove misure volte a compensare l'ascesa dei prezzi, e in particolare di rendere strutturale il meccanismo di revisione delle soglie di compensazione per il ‘caro materiali' (introdotto dal Governo Draghi), rendendolo valido anche per i lavori stipulati in passato e non ancora eseguiti o in esecuzione. In più si dovrebbe dare alle imprese la possibilità di rinegoziare i contratti in essere con gli enti appaltanti, aggiornandoli alla luce dei maggiori costi energetici. Anche il ritorno all'olio combustibile non dovrebbe essere ostacolato dalle procedure burocratiche perché è indispensabile per evitare la chiusura degli impianti e la sospensione di ogni attività di manutenzione stradale». «Senza queste misure - conclude Turrini - il Paese rischierà di assistere alla paralisi del settore e quindi al fallimento del piano di nuove opere messo in campo dal Pnrr».

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