Fisco e contabilità

Riscossione, cinque mesi in più per pagare le cartelle

Dilazione dei tempi nel decreto fiscale - Rottamazione allo studio

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Più tempo per pagare le cartelle. Il Parlamento chiede al Governo di consentire ai contribuenti che dal 1° settembre hanno già iniziato a ricevere gli atti della riscossione di saldare il conto nei 150 giorni successivi alla notifica. È uno degli impegni nella risoluzione che le commissioni Finanze di Camera e Senato, presiedute rispettivamente da Luigi Marattin (Iv) e Luciano D’Alfonso (Pd), si apprestano oggi a votare sul documento relativo allo stato della riscossione depositato a metà luglio dal ministro dell’Economia, Daniele Franco. Una serie di impegni che il Governo potrebbe in norma già nei prossimi giorni all’interno del decreto fiscale collegato alla manovra. L’ipotesi di concedere più tempo ai contribuenti, infatti, è tra quelle fortemente candidate a entrare subito in vigore, per dare una risposta alle tante sollecitazioni giunte in queste ultime settimane dalla maggioranza sulla necessità di non travolgere con milioni di cartelle imprese e cittadini ancora alle prese con la crisi economica conseguente alla pandemia.

A quanto risulta, l’Esecutivo non sarebbe contrario a questa dilazione dei termini di pagamento ma potrebbe valutare un intervallo diverso, magari quattro mesi.

La possibilità di concedere più tempo potrebbe aprire la strada a una definizione agevolata dei ruoli. La richiesta di una rottamazione quater soprattutto dall’ala destra della maggioranza (si veda «Il Sole-24 Ore» del 7 ottobre) è ancora sul tavolo del Governo. Non entrerà nella risoluzione, ma non si esclude che l’istanza venga direttamente recepita sempre all’interno del decreto fiscale collegato.

Un’altra richiesta delle Camere, che potrebbe essere accolta nel decreto fiscale, è quella di consentire ai contribuenti che non hanno fatto in tempo a saldare le rate di rottamazione ter e saldo e stralcio di avere un margine piuttosto ampio per recuperare. L’ipotesi del Parlamento è, infatti, di concedere 18 mesi per saldare il conto (lo stesso arco temporale della sospensione per Covid ai piani di dilazione) e non perdere così il treno delle due definizioni agevolate.

Ma la risoluzione punta anche a introdurre regole a regime: evitare la decadenza immediata dalle rateizzazioni per chi non ha saldato un numero sufficiente di tranche. In pratica dovrebbe essere agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader) ad intimare al debitore di rimettersi in carreggiata entro 60 giorno. E, solo qualora questo termine trascorresse inutilmente, si sarebbe fuori dal piano di dilazione.

Riscossione e contrasto all’evasione viaggiano di pari di passo. Per questo le Camere chiedono un nuovo impegno al Governo spingendo sul principio della tax compliance incentivando l’utilizzo delle dichiarazioni integrative, favorendo il ravvedimento e rivedendo in modo più graduale le sanzioni in base alla violazione commessa, spingendosi fino all’abolizione delle penalità per illeciti solo formali. Ma non è tutto, perché per riequilibrare i pesi si chiede al Governo di mettere nero su bianco una disciplina per consentire un vero contraddittorio, con la partecipazione al procedimento di accertamento.

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