Fisco e contabilità

Pnrr, vertice in extremis fra governo e Corte conti su scudo erariale e controlli

Il governo vuole escludere gli investimenti del Pnrr dal controllo concomitante

di Gianni Trovati

Margini e tempi appaiono troppo stretti per una trattativa vera e propria. Ma sugli emendamenti per prorogare lo scudo contro il danno erariale per colpa grave ed escludere gli interventi del Pnrr dal controllo concomitante, il governo tenta una mediazione in extremis con la Corte dei conti.

L’incontro è in programma per domani pomeriggio, poche ore prima della chiusura dell’esame alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera sulla legge di conversione del decreto Pa che dovrebbe imbarcare il testo dei correttivi. Testo che è già stato preparato, ha già superato il vaglio tecnico della Ragioneria ma resta parcheggiato in attesa dell’incontro. Per il Governo ci saranno il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto, che oggi tornerà da Bruxelles per la Cabina di regia sul Piano, e i sottosegretari a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Il presidente della Corte dei conti Guido Carlino dovrebbe essere invece accompagnato dal presidente aggiunto Tommaso Miele, dal procuratore generale Angelo Canale e dal segretario generale Franco Massi.

Sul tavolo c’è il doppio intervento di cui si discute da giorni. L’obiettivo del governo è di escludere gli investimenti del Pnrr dal controllo concomitante, previsto per legge dal 2009, rilanciato nel 2020 e attivato solo con il Piano per sviluppare le verifiche in corso d’opera pensate per individuare inciampi e problemi in tempo e ridurre il rischio di perdere i fondi comunitari. Nell’ottica del governo però le delibere del collegio, soprattutto dopo che la n. 17/2023 ha indicato il «mancato raggiungimento dell’obiettivo» sulle stazioni di rifornimento a idrogeno per il trasporto stradale, finiscono per invadere il campo della commissione Ue, a cui spetta il giudizio sul rispetto di target e milestones, creando una sovrapposizione pericolosa per le sorti dei negoziati condotti dal governo italiano a Bruxelles sulle rate dei fondi comunitari. Sullo scudo che limita le contestazioni per danno erariale al dolo e alla grave inerzia il testo prevede ora la proroga a fine 2024, ma a Palazzo Chigi si continua a ipotizzare un rinvio più lungo al 2025-26 per coprire tutto l’arco del Piano. Sulla data definitiva potrebbe esercitarsi uno dei pochi elementi che oggi sembrano aperti a una mediazione.

Nell’attesa, ieri pomeriggio si è interrotto il lavoro sul provvedimento delle commissioni, che in mattinata avevano votato una serie di emendamenti parlamentari. Fra questi, ha fatto discutere la possibilità di dotare di taser la Polizia municipale anche nei Comuni fra 20mila e 100mila abitanti, definito «un risultato di buon senso» dal leader della Lega Matteo Salvini. Dal Pd Maria Cecilia Guerra sottolinea invece il via libera al correttivo che allarga da 24 a 36 mesi l’orizzonte della proroga degli incarichi temporanei da vicesegretario per dare «una prima importante risposta alla carenza di segretari nei piccoli Comuni». Unanime poi l’approvazione dell’emendamento promosso da Arturo Scotto (Pd) che sostituisce la parola «razza» con «nazionalità» in tutti gli atti e documenti della Pa. Il decreto arriverà in Aula alla Camera il 5 giugno.

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