Fisco e contabilità

Sulla cabina di regia Pnrr il nodo degli extracosti: niente fondi sul 2023

Meloni: «Più integrazione per aumentare l’efficienza» - Coordinamento al ministro Raffaele Fitto

di Gianni Trovati

La prima cabina di regia sul Pnrr del governo Meloni si riunisce a Palazzo Chigi nel giorno in cui arriva l’accredito comunitario della seconda rata, dopo l’ultimo via libera tecnico anticipato sul Sole 24 Ore di ieri. Gli 11 miliardi di prestiti e i 10 di sovvenzioni, evidenzia il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che è anche l’unico esponente del governo Draghi “promosso” nel nuovo esecutivo, sono «la dimostrazione concreta che abbiamo fatto tutti i passaggi necessari per raggiungere questo step, e continueremo ad agire con la stessa determinazione e serietà fino al raggiungimento dell’obiettivo finale».

Ma se il passato recente sorride, il futuro prossimo solleva incognite. A partire dalla questione degli extracosti da inflazione che peseranno anche sugli appalti del 2023.

Il tema è stato sollevato in particolare dagli amministratori locali, che proprio l’anno prossimo vedranno il grosso delle aggiudicazioni. Ma a quanto riferisce più di un partecipante alla riunione di ieri pomeriggio la risposta del titolare dei conti è stata netta: al momento i saldi della manovra non lasciano spazio a una replica anche per il 2023 del fondo attivato quest’anno per compensare i rincari. E un’alternativa può essere rappresentata dalla ricerca delle risorse dentro allo stesso Pnrr, con un ripensamento dei progetti che non si rivelino esattamente indispensabili o realizzabili.

«Serve un approccio pragmatico e non ideologico», ha spiegato la premier Meloni sottolineando l’intenzione di dare alla cabina di regia un calendario più fitto e «sistematico» di quello seguito negli scorsi mesi, e articolato in riunioni plenarie o settoriali a seconda dei casi.

A coordinarla sarà Raffaele Fitto, che ha la delega al Pnrr accanto a quelle su Affari europei e Coesione territoriale. Ma a tutti i ministri è stato chiesto di «essere sempre presenti», con «uno sforzo ulteriore», perché «ciascuno prenda il Pnrr come una priorità». Perché il Pnrr, parole di Meloni, «è la principale sfida che il governo dovrà affrontare nei prossimi anni, è un’occasione per l’Italia e non va sprecata». E i 21 miliardi di spesa contro i 33,5 previsti dal Def di aprile sono un campanello d’allarme che la premier ha rievocato anche ieri.

Un primo esame a tutto campo su stato dell’arte, problemi e ritardi di spesa è in programma martedì, con una serie di bilaterali con i ministri a cui parteciperanno anche gli enti territoriali. Ma già ieri l’ampiezza della presenza ministeriale segnalava il tasso di coinvolgimento chiesto da Palazzo Chigi. Fra i più preoccupati si segnala il titolare dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che ha promesso un incontro a stretto giro con il presidente dell’Anci Antonio Decaro sui tanti dossier in sospeso con i Comuni. Calderoli (Affari regionali e Autonomie) ha prospettato un ruolo più centrale per le Regioni. Matteo Salvini, titolare del ministero delle Infrastrutture che ha in carico più di metà degli obiettivi Pnrr, non ha preso la parola direttamente ma il sottosegretario Alessandro Morelli (Lega) ha ipotizzato di rivedere la governance delle Unità di missione. L’idea però è stata accantonata da Meloni.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©