Appalti

Caro materiali, da ottobre andate deserte 19 maxi-gare per opere da 1,8 miliardi

Analisi Ance sugli effetti della corsa dei prezzi: 57 bandi per interventi rilevanti finiti senza concorrenti o "presidiati" da meno di cinque imprese

di Mauro Salerno

Lavori pubblici senza appeal. Mentre si fa ancora fatica a trovare ponteggi per i cantieri del superbonus, il caro-materiali mette in fuori gioco il mercato degli appalti pubblici. L'impennata dei prezzi, il ritardo nell'aggiornamento dei listini, la difficoltà del governo a trovare forme di compensazione adeguate (magari automatiche) e di conseguenza l'impossibilità delle imprese di pianificare con ragionevole certezza i costi cui saranno esposte le opere pubbliche da qui a qualche mese alla fine sta tenendo i costruttori alla larga da molte grandi opere. Un fenomeno di cui si è parlato in occasioni di notizie eclatanti, come il flop della gara da 146 milioni per il ponte dei Congressi di Roma, e di cui ora si ha una fotografia dettagliata grazie a uno studio messo a punto dall'Associazione nazionale costruttori (Ance).

Il documento (che si può scaricare e consultare qui) prende in esame le 57 gare per lavori pubblici bandite da ottobre 2021 a oggi che mostrano come sia in un atto una «desertificazione delle gare», a dispetto del valore e dell'importanza dei cantieri messi all'asta.

Tutti i bandi messi sotto esame hanno evidenziato un numero di concorrenti esiguo, per usare un eufemismo. In 19 casi, addirittura, le procedure sono andate deserte. Una volta su tre, insomma, le stazioni appaltanti hanno fatto un buco nell'acqua, lasciando orfane opere pubbliche per un controvalore di 1,8 miliardi. Un fenomeno che non può passare sottotraccia mentre il paese sta faticosamente cercando di centrare gli obiettivi di investimento del Pnrr.

Con questo andazzo, «sarà difficile centrare gli obiettivi del Pnrr», dice Edoardo Bianchi, vicepresidente dell'Ance con delega alle opere pubbliche. L'allontanamento dalle gare è un fenomeno partito lo scorso autunno «ma si è aggravato con l'esplosione della guerra in Ucraina da cui è derivata una nuova accelerazione dei prezzi a carico delle imprese». E finora non si può dire che gli strumenti messi in campo dal governo per limitare i danni e rimborsare almeno parzialmente gli extra-costi sostenuti dai costruttori abbiano funzionato. «Siamo entrati nel secondo semestre 2022 - sottolinea il vicepresidente dell'associazione costruttori - e ancora nessuna impresa ha ottenuto le compensazioni previste per il primo semestre 2021. Tempi come questi con sono compatibili con la situazione di emergenza che stiamo vivendo». Anche le nuove misure previste dal decreto Aiuti rischiano di non raggiungere l'obiettivo. «Prevede un meccanismo di difficile applicazione - sintentizza Bianchi - e senza portare Sal in Europa rischiamo di fallire gli obiettivi del Pnrr».

Oltre al già citato Ponte dei Congressi di Roma, ci sono diverse altre maxi-opere mandate sul mercato senza paracadute. Nessuna impresa ha risposto per esempio all'invito a presentare offerte per l'appalto Infratel da 974 milioni destinato alla copertura con rete 5G delle cosiddette «aree bianche» del Paese. Parecchio rumore ha fatto poi il mancato interesse per tre gare dell'Alta velocità ferroviaria. Ad andare deserte sono state due gare bandite da Iricav 2 per oltre 220 milioni sulla Padova-Verona e una gara del consorzio Cepav 2 per altri 66 milioni sulla Brescia-Verona.

Inoltre, anche le gare non andate deserte non hanno mai fatto il pienone di imprese. In sette dei casi censiti nello studio Ance il termine per le offerte è scaduto con la presentazione di un solo candidato all'appalto. In molti altri casi si sono affacciate solo due o tre imprese. Insomma, negli ultimi mesi non c'è mai stato bisogno di buttafuori all'esterno degli uffici gare delle grandi stazioni appaltanti che una volta erano invece spesso costrette invece gestire con difficoltà la ressa di costruttori.

Non compare in tabella ma rischia grosso anche l'appalto quasi miliardario messo in gara da Anas (940 milioni) per la Ragusa Catania, finito al centro dei ricorsi dei costruttori proprio per l'inadeguatezza dei listini. E sono osservati speciali anche i due contratti da oltre un miliardo di euro per due tratti della Palermo-Catania messi all'asta da Rfi. Al momento la società del gruppo Fs sta ricalcolando in corsa i prezzi di gara e solo alla fine di questa operazione «valuterà se procedere con la rettifica dei documenti di gara e relativa proroga o con l'annullamento e successiva riedizione della stessa», come ha spiegato il Rup, evidenziando in modo plastico le difficoltà che si trova a dover affrontare chi si affaccia sul mercato dei lavori pubblici in questi mesi.

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