Imprese

Cmc, per il salvataggio spunta la ex Pavimental: verso un tavolo al Mise

La cooperativa deve iniziare a rimborsare i creditori, dopo l’omologa al concordato

di I. Ve.

Rischia di finire impanata nella crisi di Governo anche la Cooperativa Muratori & Cementisti-CMC di Ravenna, che domani 20 luglio aspettava di sedersi al Mise con i dicasteri dell’Economia, del Lavoro e delle Infrastrutture, oltre che con Invitalia, Comune di Ravenna, Regione Emilia-Romagna e sindacati nazionali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil per valutare la concretezza di un’operazione straordinaria – protagonista potrebbe essere la ex Pavimental, oggi Amplia Infrastructures, controllata da Aspi – che permetta di tenere in vita il secolare colosso delle costruzioni garantendo l’assolvimento degli obblighi concordatari, più volte rinviati.

«Le trattative in corso di definizione, che coinvolgono importanti partners industriali nonché le stesse istituzioni governative, rischiano di saltare – è l’allarme lanciato da CMC – e verrebbe vanificata così un’intensa attività, complessa e molto difficile, in atto da diversi mesi». Congelato il dialogo con l’aggregatore dell’edilizia tricolore Webuild, è il nome della controllata di Autostrade per l’Italia quello che circola nelle ultime settimane: la svolta industriale impressa dall’Ad Roberto Tomasi che punta a fare di Amplia Infrastructures (1.800 dipendenti e 600 milioni di fatturato 2021) la protagonista dell’ammodernamento del Paese coinvolgendo in opere complesse altre realtà del settore, sembra tagliata su misura della CMC, che ancora deve iniziare a rimborsare i creditori, dopo l’omologa al concordato in continuità del 2020.

Un’operazione di M&A consentirebbe la salvaguardia e la prosecuzione delle attività produttive di «una delle più grandi cooperative del settore delle costruzioni – ricordano i vertici di CMC - presente sul mercato da oltre 121 anni. Una società che ancora oggi opera in Italia ed all’estero, eseguendo un portafoglio lavori di 1 miliardo, coinvolgendo nei propri cantieri oltre 3.800 lavoratori, generando un indotto di 15mila piccole e medie imprese».

Parole e numeri riecheggiati ieri in piazza del Popolo a Ravenna, dove è scattato il presidio dei lavoratori e sindacati, dopo la decisione assembleare di dichiarare lo stato di agitazione permanente per supportare lo sblocco delle trattative. Serve un intervento pubblico non di assistenza ma di carattere industriale - chiede la Legacoop al Prefetto d Ravenna - «per salvare il lavoro di migliaia di persone e garantire la continuità di un'impresa patrimonio dell’economia nazionale».

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