Urbanistica

Dl Semplificazioni: governo battuto, alta tensione su superbonus e dissesto idrogeologico

Approvato con il no del Mite l’emendamento che consente al Parlamento di modificare l’elenco di progetti con valutazione ambientale veloce. Nuova proposta sul 110% all’esame del Mef

di Giorgio Santilli

Alta tensione alla Camera sul decreto semplificazioni. Il governo è stato battuto sull’elenco delle opere del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) che possono accedere alla commissione speciale per la valutazione di impatto ambientale (Via) chiamata a dimezzare e contingentare i tempi per i pareri rispetto alla procedura ordinaria. La norma approvata prevede che le commissioni parlamentari competenti, a maggioranza di due terzi, possano modificare l’elenco che era stato messo a punto dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Che infatti non l’ha presa bene, venerdì. È stato il M5s a presentare la proposta e a insistere, in alleanza con larga parte del Pd: l’obiettivo sarebbe di impedire l’accelerazione dell’iter per progetti considerati dai Cinque stelle non favorevoli all’ambiente. La maggioranza qualificata in commissione rende però tortuosa la strada della modifica parlamentare rispetto a un tema di per sé piuttosto divisivo.

Questo ridimensiona l’incidente di venerdì in commissione, almeno nel merito. Secondo altre interpretazioni, però, si è trattato soprattutto di un avvertimento al governo che finora ha tenuto un atteggiamento molto rigido sulle questioni più spinose poste dalla maggioranza. Ieri la tensione è stata altissima sul Superbonus - non è una novità - e sul dissesto idrogeologico, dove la discussione è stata aspra anche dentro la maggioranza. I relatori, Roberto Morassut (Pd) e Annagrazia Calabria (Forza Italia), alla fine hanno trovato un’intesa e hanno presentato un lungo emendamento che punta a semplificare le procedure per gli interventi contro il dissesto idrogeologico. Tema rilanciato dal disastro avvenuto in Germania. Una vecchia priorità per Morassut, che aveva messo a punto una norma di semplificazione del tutto simile quando era sottosegretario all’Ambiente. Insieme, si è dato il via libera a un emendamento del centrodestra che destina 40 milioni sul dissesto alla Calabria. Ora si attende il parere Mef.

Sul Superbonus il copione resta lo stesso: maggioranza in pressing per estensioni e ulteriori semplificazioni (gli emendamenti originari erano 120) e il governo fa muro. Giovedì sera era stato messo a punto un maxiemendamento che però non ha retto alle tensioni di ieri. Il Mef ha più volte ribadito di voler respingere tutti gli emendamenti onerosi e più in generale il governo è favorevole a far passare l’articolo 33 così com’è. Anche la viceministra all’Economia Laura Castelli ha tenuto la posizione. In serata, però, è stata fatta un’ulteriore riformulazione dell’emendamento di giovedì, ora di nuovo all’esame del Mef.

Le commissioni Affari costituzionali e Ambiente, che hanno accantonato le proposte sul 110%, hanno votato fino all’articolo 36 e hanno sospeso i lavori prima di affrontare l’altro tema chiave, le accelerazioni di grandi opere. La chiusura dell’esame è rinviata a lunedì.

Il nuovo emendamento sul 110% prevede, tra le altre cose: il «ravvedimento operoso» per i professionisti che entro 90 giorni correggano errori di progettazioni, certificazioni e asseverazioni; la previsione che la certificazioni di inizio lavori asseverata (Cila) per interventi di edilizia libera contenga la sola descrizione dell’intervento; la disposizione che «violazioni meramente formali che non arrecano pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo non comportano la decadenza dal beneficio»; agevolazioni per gli interventi sulle finestre; l’allargamento delle agevolazioni alle residenze sanitarie assistenziali e alle case di riposo per anziani; l’esclusione dei cappotti termici dal conteggio di distanze e altezze dell’edificio. Una selezione di norme che non presenta un disegno razionale ma è frutto del “metti e togli” di queste ore. Prima di lunedì si dovrà capire cosa resterà in piedi, dopo l’ennesima ghigliottina governativa.

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