Fisco e contabilità

Centrodestra contro il catasto: il governo vince solo per un voto

Braccio di ferro nella notte in commissione Finanze della Camera

di Barbara Fiammeri

A distanza di soli 5 giorni il copione sembra esattamente lo stesso. Il Governo sul Catasto non cede e la maggioranza si spacca. Lega e Forza Italia hanno votato l’emendamento presentato dagli ex M5s di “Alternativa c’è” per affossare la riforma contenuta nella delega fiscale all’esame della commissione Finanze della Camera. Ma anche stavolta e sempre per un solo voto la proposta di cancellare la riforma del Catasto non è passata. Decisivo anche in questo caso è stata la dissociazione dal resto del centrodestra di Noi con l’Italia di Maurizio Lupi, rappresentato dal deputato Alessandro Colucci, che già la scorsa settimana aveva votato con il resto della maggioranza. Una indicazione su come sarebbe finita era già arrivata in occasione del voto sulla proposta di Forza Italia portata avanti da Sestino Giacomoni di accantonare l’articolo 6 sul Catasto, che il rappresentante del Governo, la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra, non aveva condiviso e che anche la Commissione ha bocciato sempre con il punteggio di 23 a 22.

C’è però un dettaglio da non sottovalutare in questo bis: questa volta l’ammutinamento del centrodestra di Governo è su un emendamento dell’opposizione (appunto gli ex M5s) che non prevede la soppressione dell’intero articolo 6 ma “solo” del comma 2, che però è il cuore della riforma. Un ulteriore strappo, insomma, che conferma il costante sfilacciamento della maggioranza emerso anche in occasione dell’acceso confronto tra i leghisti, dopo la sottoscrizione del l’emendamento di Alternativa c’è, e il presidente della Commissione, Luigi Marattin (Iv).

Come la settimana scorsa l’attenzione si è concentrata soprattutto su Forza Italia, che fino a lunedì sembrava intenzionata ad astenersi e che invece ieri in tarda mattinata ha fatto sapere di voler ribadire anche in questo caso il suo «no» alla revisione dei valori catastali ufficializzata poi in Commissione. Una scelta che evidenzia ancora di più le distanze all’interno del partito di Silvio Berlusconi, visto che proprio ieri mattina dalle colonne de Il Foglio il ministro della Pa, l’azzurro Renato Brunetta, confermava ancora una volta il pieno sostegno alla riforma contestando nel merito proprio la lettura data dai suoi colleghi di partito e cioè che l’articolo 6 della Delega fiscale apra di fatto a un incremento delle tasse sulla casa. «Non si tratta di un intervento finalizzato a tassare la proprietà immobiliare, tantomeno la prima casa, ma a modernizzare un sistema ormai vicino a compiere un secolo di vita», ha scritto il ministro, sottolineando che «in ambito europeo, la necessità di una riforma catastale per aggiornare,i valori era stata segnalata il 5 luglio 2019 nella raccomandazione del Consiglio per l’Italia». Argomentazioni che però non hanno fatto breccia nel suo partito il quale, nonostante le recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi sul «convinto sostegno» a Draghi, sembra intenzionato a dare battaglia. Anche perché è convinzione comune che con la guerra le possibilità di un ritorno anticipato alle urne e quindi di una fine a breve dell’avventura parlamentare è definitivamente tramontata. Queste due votazioni hanno però avviato di fatto la stagione delle maggioranze variabili e al Governo sembra non resti che prenderne atto. Per Mario Draghi l’obiettivo resta portare a casa le riforme, anche senza un voto unanime dei partiti che lo sostengono. Una linea questa dettata dalla necessità. Con la guerra in Ucraina, la crisi energetica, l’inflazione in crescita non ci sono molti margini di manovra per il premier.

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