Fisco e contabilità

Riforma fiscale a fine corsa - Lega e Azzurri si defilano

La revisione del sistema tributario non rientra tra gli obiettivi del Pnrr. Martedì Ddl stralciato dal calendario dell’Aula

di Ivan Cimmarusti e Marco Mobili

Si ferma al Senato la delega per riscrivere il fisco. L’ipotesi di un via libera in commissione Finanze e un approdo in Aula per la prossima settimana si è infranta sui dubbi e sulle perplessità di Lega, Forza Italia e delle altre forze della ex maggioranza di Governo. È venuta meno, in sostanza, quell’ampia convergenza che le regole del Senato a camere sciolte impongono nell’esame di un disegno di legge non considerato urgente. E la delega fiscale non lo è, in quanto non rientra tra gli obiettivi Pnrr da centrare entro fine anno per non perdere la rata da oltre 21 miliardi.

In realtà la delega fiscale, così come uscita dalla Camera, fissava alcuni principi cardine necessari per centrare in tempi rapidi alcuni obiettivi del Piano nazionale in relazione alla riduzione del tax gap: la possibilità di utilizzare le informazioni delle banche dati, la riforma della riscossione e l’assunzione di personale specializzato e qualificato. Ma la paura di un nuovo catasto, o l’addio seppur controllato alla flat tax hanno avuto il sopravvento, tanto che la decisione della commissione Finanze del Senato è quella di far stralciare martedì prossimo dal calendario dei lavori dell’Aula di Palazzo Madama il testo del disegno di legge di riforma del nuovo fisco.

Per una delega che muore ce ne sarà invece un’altra che proverà a salire sull’alta velocità: la riforma della giustizia tributaria. E qui la Lega si è schierata in prima fila con il Pd per un via libera. I presidenti delle commissioni Finanze e Giustizia, Luciano D’Alfonso e Andrea Ostellari, contano di chiudere la partita entro martedì prossimo, con un voto in commissione che permetterebbe di portare il testo in Senato. Eppure basta un intoppo, anche piccolo, e rischia di saltare una riforma in chiave Pnrr.

L’ossatura del Ddl governativo resta sostanzialmente in piedi: arriva il giudice professionale per concorso. Ma sono stati elaborati 11 correttivi “condivisi” da tutte le forze politiche. A partire dal potenziamento del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, per aumentare l’indipendenza dal ministero dell’Economia.

Tra le misure c’è l’inversione dell’onere della prova: spetterà all’Amministrazione procedente dimostrare le violazioni contestate. Inoltre, sono stati ampliati i requisiti di accesso al concorso per magistrato: potranno partecipare anche i laureati in Economia. In arrivo nuovi parametri per l’età pensionabile dei giudici: si ipotizza di spostare la quiescenza dai 70 anni previsti nel Ddl ai 72 anni. Modifica in arrivo per l’impugnabilità delle micro-cause, quelle di valore fino a 3mila euro destinate alla valutazione del nuovo giudice monocratico e per le quali nel Ddl non è prevista impugnazione per motivi di merito. I correttivi puntano a inserire anche la possibilità di ricorrere nei gradi successivi. Tra le misure, anche una destinata al taglio delle liti con una forma di «premialità fiscale» e l’istituzione di una sezione specializzata per la Corte di cassazione.

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