Fisco e contabilità

Procedura lunga per assegnare 7,5 miliardi di extracosti Pnrr

Ai Comuni 1,5 miliardi rapidamente distribuiti in base a un forfait, per le grandi opere l’iter in due tempi richiederà l’autorizzazione Mef e ritarderà l’avvio delle gare già posticipate a inizio 2022

di Giorgio Santilli

Il rischio è che per le gare delle grandi opere del Pnrr il 2022 risulti, alla fine, un anno perso. Dopo un semestre di fermo delle nuove gare per gli effetti degli extracosti dei materiali, che hanno portato ad annullare le procedure avviate e ad aggiornare il quadro economico e la base d’asta dei singoli interventi, a provocare ora un ulteriore rallentamento - invece dell’accelerazione che ci si apsettava per recuperare almeno parte dell’anno - potrebbe essere il Dpcm che deve ripartire i 7,5 miliardi prontamente stanziati dal governo con il decreto legge Aiuti proprio per far fronte agli extracosti delle nuove gare Pnrr.

La bozza del Dpcm che dovrebbe essere approvato a ore riserva alle opere appaltate dagli enti locali (cui dovrebbero andare 1,5 dei 7,5 miliardi totali) una procedura molto semplificata, definita dall’articolo 7: per ogni programma di interventi viene definita in allegato una compensazione a forfait parametrico, con una percentuale di maggiorazione del costo rispetto a quello base individuata per ciascuna tipologia di opera.

Un meccanismo semplice che consentirà alle stazioni appaltanti locali di vedersi attribuite rapidamente le risorse aggiuntive necessarie per sbloccare la gara. Se poi non saranno rispettate le scadenze ridefinite per la gara, l’assegnazione delle risorse sarà revocata.

Questo meccanismo semplice non varrà per le grandi opere infrastrutturali e gli interventi delle stazioni appaltanti centrali che dovranno seguire invece un doppio passaggio, presso il ministero di riferimento e al Mef.

Le «amministrazioni centrali istanti», vale a dire i ministeri di riferimento dei singoli programmi, dovranno infatti presentare al Mef entro il 2 settembre per ogni singola stazione appaltante le istanze che saranno già il frutto di una istruttoria piuttosto complessa svolta su ogni singolo intervento con la stazione appaltante. La stazione appaltante presenterà al ministero di riferimento le sue richieste per ogni singola opera, con tutta la documentazione necessaria sugli extracosti calcolati, sulle risorse residue di altre opere già utilizzate, sugli impegni che si assumono per un nuovo cronoprogamma procedurale e finanziario. Il ministero - evidentemente dopo un agosto di duro lavoro - la presenterà al Mef.

A questo punto, saranno il Mef e la Ragioneria generale dello Stato a mettere in fila tutte le istanze presentate e individuare una graduatoria in base a una serie di criteri di priorità. La graduatoria servirà per ripartire le risorse. Sarà data precedenza alle opere Pnrr in senso stretto, poi a quelle del Piano complementare nazionale, poi a vari programmi straordinari come il Giubileo o le Olimpiadi di Cortina, infine le opere commissariate.

Solo le opere autorizzate dal Mef fino alla concorrenza delle disponibilità avranno accesso alle risorse e potranno quindi far ripartire - entro il 31 dicembre 2022 - la gara sospesa.

Una procedura così complessa e dai tempi tanto lunghi sembra confermare che è già dimenticata nel governo la grande emergenza extracosti che ha rischiato di far deragliare il Pnrr. Le stazioni appaltanti che hanno rapidamente aggiornati i quadri economici dell’opera, rendendosi pronte per sbloccare le gare, dovranno aspettare settimane e mesi prima di avere la certezza di poter andare avanti. Il rischio deragliamento per il Pnrr è tornato.

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