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In Sicilia la battaglia legale tiene ancora in ostaggio la Nuova Enna-Dittaino della ferrovia Palermo-Catania

A luglio udienza del Tar Catania sul contenzioso di Toto contro Webuild-Pizzarotti vincitore della gara Rfi per 612 milioni. Al«verificatore» il compito di distinguere tra variante e miglioria tecnica

di Massimo Frontera

Si allungano i tempi della gara lanciata da Rfi in Sicilia per la tratta Nuova Enna-Dittaino della Palermo-Catania. La battaglia legale ingaggiata contro l'aggiudicatario - il raggruppamento guidato da Webuild con Pizzarotti - dal secondo classificato Toto continua a spostare in avanti l'apertura del cantiere. L'ultimo aggiornamento sulla vicenda è l'ordinanza del Tar Catania del 15 marzo scorso che ha disposto una perizia tecnica per verificare la fondatezza delle contestazioni mosse da Toto a Webuild-Pizzarotti (come pure le contestazioni mosse da quest'ultimo contro Toto in via incidentale). Rilievi che riguardano aspetti strettamente tecnici - nel caso specifico la questione verte principalmente sulle modalità e caratteristiche dello scavo in galleria - e che richiedono un approfondimento per il quale sono stati concessi 60 giorni. Ad esito della verifica tecnica - affidata a un docente dell'Università di Catania - l'udienza del Tar è stata già fissata al 6 luglio prossimo.

Il cantiere si allontana dunque di qualche altro mese a causa della vertenza giudiziaria, vanificando gli sforzi fatti dalla stazione appaltante per mandare in gara il maxi progetto, aggiudicato a Webuld e Pizzarotti per 612 milioni di euro. Il primo bando, del valore di 576 milioni circa di euro, pubblicato nell'aprile 2022, era stato ritirato (insieme ad altre importanti gare di Rfi) il 1° giugno per essere adeguato ai nuovi costi dei materiali. Il nuovo bando, del valore di 654 milioni di euro è uscito appena 20 giorni dopo. Alla gara hanno concorso tre operatori. Dopo la scadenza, il 25 luglio, l'aggiudicazione è stata comunicata da Rfi lo scorso 20 ottobre. L'aggiudicazione è stata subito impugnata da Toto al Tar Catania.

Le contestazioni, come si diceva, attengono a aspetti tecnici che potrebbero ridefinire significato e confini della "miglioria tecnica". La principale contestazione di Toto riguarda la proposta di Webuild di realizzare lo scavo di due gallerie con la tecnica dello scavo meccanizzato, cioè con una "talpa", anziché in tradizionale. La proposta è stata valutata positivamente dalla stazione appaltante e premiata con il punteggio previsto dai documenti di gara. L'obiezione di Toto è sia di tipo formale che sostanziale. L'aspetto formale consiste nel fatto che, a detta del ricorrente, i documenti di gara limitano e delimitano le proposte migliorative al solo scavo tradizionale in ragione delle caratteristiche del sottosuolo. Detto in altri termini, Toto sostiene che lo scavo meccanizzato non può essere considerato una miglioria dello scavo tradizionale ma una tecnica completamente diversa, che il committente avrebbe inteso escludere (perché inadatta nel caso specifico) e deve pertanto essere riclassificata come "variante". Dal punto di vista sostanziale, Toto si spinge anche ad affermare che sotto il profilo tecnico la soluzione proposta dal concorrente non è migliorativa bensì peggiorativa, per ragioni ambientali e di risposta geologica, e che la scelta dello scavo meccanizzato ha conseguenze anche sotto il profilo logistico e ambientale che impattano su altri paletti fissati dal committente, come il vincolo di non rendere necessaria la richiesta di permessi o autorizzazioni aggiuntive rispetto a quelli già previsti dal progetto. La tesi di Toto, in sostanza si può riassumere in questi termini: i concorrenti che si sono attenuti strettamente alle clausole dei documenti di gara si sono ritrovati ingiustamente "scavalcati" dalla proposta tecnica del concorrente che non ha preso allo stesso modo alla lettera i documenti di gara. Anche perché - si sottolinea nel ricorso - l'utilizzo dello scavo meccanizzato ha consentito all'aggiudicatario di giustificare un notevole anticipo sulla conclusione dei lavori, rispetto agli altri concorrenti. Va detto che sia Rfi, sia l'aggiudicatario ribattono punto per punto alle obiezioni mosse da Toto, al punto che il Tar si è convinto che la possibilità di esprimere un giudizio passa necessariamente per l'accertamento delle questioni tecniche. Accertamento che, in sostanza, significa cercare di tracciare l'esatto confine tra miglioria e variante rispetto ai termini indicati nella lex specialis.

Toto formula ulteriori contestazioni che riguardano altri aspetti tecnici dell'offerta del concorrente aggiudicatario ma che però condividono lo stesso principio: non solo le migliorie hanno superato i limiti posti dal bando, ma sono varianti che rischiano di rappresentare un peggioramento del processo costruttivo e non la sua "miglioria". Ora la palla passa al "verificatore" (e ai suoi eventuali delegati), che nel caso specifico è Pier Paolo Rossi, presidente del consiglio del corso di laurea magistrale in Ingegneria civile strutturale e geotecnica, cui i giudici del Tar Catania hanno affidato l'approfondimento delle questioni sollevate sia da Toto sia da Webuild-Pizzarotti. Più esattamente, i tecnici dovranno dare risposta a una serie di quesiti indicati nell'ordinanza. Nel primo di questi si chiede di accertare «se la previsione dello scavo in tradizionale sia stata giustificata e imposta dalle caratteristiche geofisiche dei luoghi e lo scavo meccanizzato risulti perciò incompatibile con la metodologia tradizionale per ragioni ambientali, di sicurezza o di altra natura, non potendo, quindi, considerarsi lo scavo meccanizzato quale proposta migliorativa, ma piuttosto come vera e propria variante».

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