Amministratori

Sull'addizionale dell'energia elettrica rischio baratro per le Province

Rimborso ai cittadini di un tributo di 10 anni fa, una disputa che vale quasi 300 milioni di euro nella sola Lombardia

di Vittorio Poma (*)

L'addizionale provinciale sul consumo di energia elettrica è stata soppressa a decorrere dal 2012 (artcolo 18, comma 5, del Dlgs 68/2011) e il relativo gettito spetta da allora allo Stato. Negli anni successivi, le società erogatrici/distributrici hanno corrisposto a Province (e Città Metropolitana nel frattempo istituite) quanto dovuto a titolo di conguaglio per fatturazione avvenuta ante 2012, oppure a richiedere il rimborso del credito maturato per versamenti effettuati negli anni antecedenti il 2012 superiori all'importo determinato in sede di dichiarazione di consumo.

La Corte di cassazione, con le sentenze n. 27101 e 27099 del 2019, ha dichiarato l'incompatibilità ab origine dell'addizionale in quanto contrastante con la Direttiva 2008/118/Ce, sancendo il diritto generale alla restituzione delle somme indebitamente versate anche prima dell'abrogazione dell'imposta, quindi 2010-2011.

A questo punto, dopo che il problema è stato posto dalle Autonomie locali nelle sedi istituzionali di confronto con il Governo, mi rivolgo direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, confidando che, tra le tante incombenze che sta brillantemente affrontando a livello nazionale e internazionale, possa pronunciare nuovamente il celebre «whatever it takes», stavolta per salvare Province e Città Metropolitane, dall'applicazione delle sentenze.

Il tributo in questione infatti non è stato progettato e imposto dai nostri enti, che del resto non hanno alcuna autonomia impositiva, ma dal Governo centrale, per finanziarne l'attività. La nostra richiesta ha l'obiettivo di tutelare i diritti dei cittadini ai rimborsi e garantire la sopravvivenza degli enti, impossibilitati a farvi fronte, avendo utilizzato tali fondi per garantire le funzioni fondamentali (non solo gestione di strade e scuole) e non disponendo di tesoretti ai quali attingere per eventi straordinari di questo tipo che rischiano di aprire falle profonde nei bilanci.

In Lombardia, per primi abbiamo valutato lo scenario ed abbiamo fornito al Governo una stima dei dati per ente; le società hanno chiesto di accantonare, a seguito di ricorsi in essere o potenziali da parte di utenti finali, oltre 135 milioni di euro, con un picco di 20 per la sola Provincia di Bergamo e 13 per la mia Provincia di Pavia (per la Città Metropolitana di Milano addirittura 47), ma il rischio di richieste a rimborso da parte delle stesse a seguito di ricorso vinto dagli utenti, è pari ad altri 142, a fronte di incassi totali nel periodo di 345 milioni.

Il mio appello è per scongiurare il baratro che si avvicina sempre più per le amministrazioni locali: è importante reagire concretamente e in tempi rapidi per affrontare un'emergenza che non è sanitaria, ma ha la medesima urgenza.

(*) Presidente Unione Province Lombarde

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