Personale

Reati della Pa, prende quota l’abrogazione dell’abuso d’ufficio

Dall’Anci, Pella rilancia la necessità della cancellazione del reato

di Giovanni Negri

Si stringono i tempi sulla riforma dell’abuso d’ufficio. E dall’Anci si rilancia la necessità di un intervento che potrebbe prevedere anche l’abrogazione del reato.

Quest’oggi al ministero della Giustizia si svolgerà un incontro tecnico tra il ministro Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto e i sottosegretari Andrea Ostellari e Andrea Delmastro Delle Vedove.

Sul tavolo innanzitutto la scelta tra un intervento radicale, soppressione tout court della norma penale, e uno di radicale ridimensionamento , facendo leva sul disegno di legge presentato pochi giorni fa dal vicepresidente vicario di Anci Roberto Pella e da Pietro Pittalis, entrambi deputati di Forza Italia.

La proposta del ministero della Giustizia potrebbe approdare in consiglio dei ministri già nei prossimi giorni (Nordio l’aveva annunciata per i primi giorni di gennaio), forse accompagnata anche da un intervento sull’altro reato a forte rischio di indeterminatezza per il ministero, quello di traffico d’influenze che ha nei fatti sostituito il “vecchio” millantato credito.

Per Pella «i dati parlano chiaro: solo il 3% dei procedimenti diventano condanne. Ma la nostra condanna di amministratori comincia da subito, con la sola notizia dell’indagine. Ora che bisogna attuare il Pnrr, si rischierebbe la paralisi. Lo abbiamo detto e sostenuto a gran voce nella riunione in via Arenula con il ministro Nordio e il viceministro Sisto: eravamo una delegazione di amministratori di diversi colori politici, guidata dal presidente Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari. E ringraziamo il ministro Nordio e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per aver dimostrato da subito grandissima sensibilità per le nostre istanze».

Del resto, prosegue Pella, «come ha perfettamente sintetizzato il presidente della Repubblica all’ultima assemblea Anci “sarebbe una sconfitta per la democrazia, se si facesse strada l’idea che l’esercizio delle funzioni di Sindaco, oltre a essere faticoso, è così gravato da rischi da giungere quasi all’impraticabilità”».

La lotta alla corruzione

Nelle considerazioni del vicepresidente Anci, che tiene a sottolineare la necessità di conservare invece un forte presidio penale sulle condotte di corruzione, viene valorizzato poi il fatto che «il 75% dei comuni (cioè 6mila su 8mila comuni) ha meno di 5mila abitanti ed è evidente che la maggior parte di quei sindaci non sono amministratori a tempo pieno, né esperti di diritto. Sono proprio loro i più esposti al rischio di trovarsi indagati».

E la conclusione è la più drastica: «Tutti ricordano il caso della sindaca di Crema, indagata dopo che un bimbo si schiacciò il dito in una porta dell’asilo. Per lei è poi arrivata l’archiviazione e sono moltissimi i casi come questo. Per questo, a nostro parere urge l’abrogazione del reato d’abuso ufficio. E questa è una considerazione condivisa dalla stragrande maggioranza dei sindaci, indipendentemente dalla propria appartenenza politica».

Se la scelta invece fosse quella di arrivare a un (nuovo) intervento di riduzione dell’area di rilevanza penale, dopo quelli degli anni passati, l’ultimo nel 2020, allora la soluzione più probabile sarebbe quella indicata dal disegno di legge, peraltro concordato con il viceministro Sisto, avvocato penalista e anch’egli esponente di Forza Italia, già depositato, che cancella di fatto l’abuso di vantaggio, quello commesso attraverso l’elaborazione di un atto amministrativo che avvantaggia o danneggia qualcuno.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©