Urbanistica

Osservatorio Pnrr. Spesa a 42 miliardi, 100 target e piano B: le tre sfide del piano 2022

Oggi Cdm: Draghi spingerà i ministri sugli obiettivi per superare l’esame Ue. Gli altri nodi: l’avanzamento della spesa e le eventuali modifiche al Piano

di Giorgio Santilli

Il 2022 sarà l’anno decisivo per il Pnrr, per tre ragioni. Dopo il buon avvio del 2021, ci sono altri 100 target e milestone da centrare (non 102 come ha detto ieri Palazzo Chigi perché nelle tabelle Mef ufficiali c’è un refuso e due obiettivi sono citati due volte) per incassare altri 45,9 miliardi da Bruxelles (dopo i primi 25 che arriveranno a fine febbraio). Ma c’è soprattutto la spesa per investimenti da avviare a regime, con altri 27,5 miliardi da contabilizzare per il 2022 che porteranno la spesa a fine anno a quasi 42 miliardi (ma non ci sono resoconti ufficiali sui 14,2 miliardi previsti per il 2020-2021, si può pensare che siano arrivati al traguardo solo Superbonus, Transizione 4.0 e le tratte di Alta velocità già in corso).C’è, terzo punto, la partita che si sta aprendo sulle possibili modifiche al Piano per affrontare i problemi dei rincari dei materiali (che rischiano di far sballare i costi dei singoli progetti) e qualche aggiustamento per progetti che sono rimasti indietro.

Sarà interessante vedere se oggi Mario Draghi commenterà queste possibilità di aggiustamento, sia pur limitate, su cui la Ue ha messo già paletti molto stretti. Ma soprattutto il premier ha voluto il Cdm di oggi per spronare i ministri sugli altri due fronti: milestone e target da una parte, investimenti dall’altra. E per dare agli italiani un segnale chiarissimo che il governo è tornato a marciare al massimo, partendo proprio dal pilastro fondamentale della sua politica.

1

Target e milestone

Nel primo semestre
subito 47 obiettivi

Come già successo nel 2021 nei 10o obiettivi da raggiungere nel 2022 (milestone e target) per superare i due esami con Bruxelles a fine giugno (45 M&T) e a fine dicembre (55 M&T) si mescolano riforme fondamentali per il Paese (tax compliance, appalti, pubblico impiego, progetti di connessione veloce) e aspetti più marginali (come, per fare un esempio, la semplificazione e digitalizzazione dei parchi nazionali o l’attrattività dei borghi).

2

Investimenti

La vera sfida è spendere
42 miliardi a fine anno

Il vero obiettivo finale per il governo non può essere vincere la partita con Bruxelles su obiettivi grandi e piccoli, pur decisiva per avere le risorse. Il vero obiettivo è far partire la spinta degli investimenti che portano su la crescita e cambiano il Paese. Nel 2022 il cronoprogramma prevede la spesa di 27,5 miliardi spalmati su 167 progetti. A questi si aggiungono altri 14,2 miliardi che già si sarebbero dovuti spendere nel 2021 ma su questo il governo non ha ancora resi pubblici dati: da quanto risulta al Sole 24 Ore le tre poste principali che sono state spese sono Superbonus e Transizione 4.0 (erano finanziamenti di automatismi già operativi) e le linee dell’Alta velocità per cui si è potuto contabilizzare come spesa Pnrr gli investimenti già in corso su Terzo valico, Brescia-Padova e Napoli-Bari.

3

Partita con Bruxelles

Non c’è un piano B
ma modifiche limitate

«Il piano B non esiste». C’è da scommettere che oggi Mario draghi riconfermerà questa posizione condivisa fra Palazzo Chigi, Mef e Bruxelles. Ma il ministro Giovannini ha già posto il problema di possibili modifiche (sia pure limitate) al Pnrr italiano per tener conto della lievitazione di costi data dal rincaro dei materiali. Senza trascurare - ma questo a Roma nessuno lo ammette oggi - che, da qui a qualche mese, potrebbe esserci l’esigenza di «aggiustare» qualche progetto in ritardo.

4

Appalti

I costi dei materiali
e il rischio di bloccarsi

Si aggiudicheranno gli appalti e poi si fermerà tutto. La profezia - catastrofica per il timing del Pnrr - arriva da gente che conosce a perfezione il mondo degli appalti. Nessuno ci mette la faccia, ovviamente, ma c’è chi è pronto a giurare che, se non si metteranno in moto i giusti meccanismi di adeguamento dei prezzi a base d’asta e di revisione prezzi, la trappola delle riserve scatterà immediatamente dopo l’aggiudicazione dei contratti. Ne sembra consapevole il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, che ha già suonato l’allarme e ha chiesto flessibilità per i costi del Pnrr. Ha anche inserito nel Dl sostegni approvato la settimana scorsa l’articolo che riformula la revisione prezzi. Bisogna capire ora se funzionerà e se basterà.

5

Infrastrutture

Avanti bandi e progetti, ora i rischi autorizzazioni

Le infrastrutture sono un versante delicatissimo del Pnrr. Nel 2021 la missione 3 guidata dal ministro Giovannini ha avuto un ottimo sprint, suggellato la settimana scorsa da Rfi quando ha comunicato che tutti i nuovi progetti ferroviari sono stati completati nella versione piano di fattibilità tecnico ed economica (Pfte) e inviati al Comitato speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici per il Pnrr per avviare il dibattito pubblico, la valutazione di impatto ambientale e le altre autorizzazioni necessarie per approvare i progetti. Se Rfi ha rispettato i tempi, ora si tratta di capire se le procedure speciali e ultrarapide messe in piedi dall’articolo 44 del Decreto semplificazioni (77/2021) funzioneranno davvero, nella realtà e non solo sulla carta.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©