Urbanistica

Bonus casa e cessioni del credito, il mercato può ripartire ma con il rischio dei costi

Cambiano ancora le regole sui trasferimenti dei crediti: le procedure rafforzate possono riflettersi sulla convenienza delle operazioni

di Dario Aquaro, Cristiano Dell'Oste e Giuseppe Latour

Dalle nuove responsabilità dei professionisti alla doppia cessione limitata alle banche, il mercato dei crediti d’imposta per i lavori in casa è pronto a ripartire dopo il blocco delle scorse settimane. Ma le misure anti frode e le nuove procedure avranno un impatto sul costo delle operazioni.

Il quarto intervento del Governo in poco più di tre mesi – con il Dl 13/2022 pubblicato in Gazzetta il 25 febbraio – darà l’addio definitivo alle “cessioni facili” dei bonus casa. Allineando di fatto alle regole più stringenti tipiche del superbonus anche le detrazioni “ordinarie”, come il 50% sulle ristrutturazioni, l’ecobonus del 50-65% o il bonus facciate ridotto quest’anno al 60 per cento. Prova ne sia l’estensione dell’obbligo di assicurazione a tutti i tecnici che rilasciano asseverazioni e attestazioni, così come il vincolo dell’applicazione del contratto collettivo di lavoro – da citare nelle fatture – per le imprese incaricate degli interventi edilizi agevolati.

Detrazioni decennali penalizzate

La stretta degli ultimi mesi – iniziata con il decreto Antifrodi lo scorso 12 novembre – si è resa necessaria per arginare le truffe sui bonus casa. Truffe che il ministro dell’Economia, Daniele Franco, non ha esitato a definire tra le più grandi della storia repubblicana, con 4,4 miliardi di euro di crediti d’imposta fittizi intercettati al 31 dicembre scorso.

Il risultato è un quadro di procedure più rigide e più garantite per l’Erario, ma anche potenzialmente più costose per i privati che eseguono i lavori.

I più penalizzati dovrebbero essere gli interventi di taglia medio-piccola, agevolati da detrazioni ordinarie diverse dal 110 per cento. Il superbonus, infatti, sembra più attrezzato a resistere all’inasprimento delle procedure: innanzitutto, perché copre più del costo dei lavori, e poi perché coinvolge interventi mediamente più costosi e richiede visti e asseverazioni fin dal 1° luglio 2020. Non così le detrazioni ordinarie.

Pensiamo alla risistemazione di un appartamento (bonus ristrutturazioni del 50%) con cambio delle finestre (ecobonus del 50%), per una spesa totale di 75mila euro. Prima del Dl Antifrodi le detrazioni di 37.500 euro potevano essere cedute a qualsiasi soggetto privato, senza burocrazia. Ora servono l’asseverazione di congruità della spesa e il visto di conformità. Inoltre, dopo la prima cessione del credito, il nuovo decreto 13/2022 – superando il blocco introdotto dal Dl Sostegni-ter – consentirà solo altri due trasferimenti a soggetti “affidabili”: banche, poste, assicurazioni e altri operatori vigilati.

Il nuovo decreto, in aggiunta, obbliga l’asseveratore ad avere un’assicurazione con massimale pari all’importo di tutti i lavori attestati, sul modello di quella utilizzata per il super-ecobonus. Gli impone responsabilità amministrative e penali più severe. E chiede all’intermediario abilitato che appone il visto di conformità di verificare che nell’atto di affidamento dei lavori e nelle fatture sia citato il contratto collettivo di lavoro (per gli interventi di importo superiore a 70mila euro avviati dopo 90 giorni dall’entrata in vigore del nuovo decreto).

Insomma: nella prima parte del 2021, per la ristrutturazione di un alloggio come quella appena descritta, si poteva pensare di vendere le detrazioni da 37.500 euro alle banche o alle poste per circa 29-30mila euro, a seconda del prezzo d’acquisto che si riusciva a spuntare sul mercato. Oggi, invece, il committente deve mettere in conto la spesa per l’asseverazione e il visto, che è detraibile – come ha confermato anche l’agenzia delle Entrate – ma comporta un aumento dell’esborso iniziale. Inoltre, è probabile che molti potenziali acquirenti affideranno a società specializzate, anche per i bonus ordinari, le verifiche sulla solidità del credito, come già accade per il superbonus. E anche questo si rifletterà sui costi.

Non solo. Con la nuova architettura più complessa, non è escluso che qualche operatore riveda al ribasso i prezzi d’acquisto: ad esempio, potrebbero essere pagati meno i crediti che hanno meno cessioni residue consentite e una durata più lunga.

A penalizzare i bonus con un recupero più lento potrebbe essere anche l’attesa di un rialzo dei tassi d’interesse e di un aumento dell’inflazione: il superbonus nel 2022 si recupera in quattro rate annuali, il sismabonus ordinario in cinque e le altre detrazioni in dieci.

La variabile dei prezzi

Un ulteriore livello di complessità è rappresentato dal cambio di regole in materia di congruità dei prezzi, con l’arrivo del decreto ministeriale della Transizione ecologica che fissa il nuovo costo massimo agevolabile per 34 voci legate all’efficientamento energetico. Dalla sostituzione delle finestre alle coibentazioni, dalle caldaie a condensazione alle pompe di calore.

La nuova tabella del Mite manderà in pensione gli elenchi usati finora per la quasi totalità dei lavori superbonus. Mentre i prezzari regionali e quelli della case editrice Dei continueranno a essere usati per gli interventi non menzionati dal nuovo decreto, come le ristrutturazioni edilizie. L’impatto concreto andrà comunque valutato caso per caso: in tempi di caro prezzi per l’edilizia non è detto che dover usare le tabelle più aggiornate sia necessariamente un male.

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