Personale

Mobilità volontaria solo con competenze solide e calzanti

Pa tenuta a ponderare la richiesta di specifici requisiti professionali e di esperienza

di Pietro Alessio Palumbo

Nel caso di carenza di risorse umane e prima di avviare nuovi concorsi, la Pa ha l'obbligo di indire una procedura di mobilità volontaria attraverso la pubblicazione di un bando che permetta il passaggio diretto da altra amministrazione nei propri ruoli di dipendenti già in possesso di qualifica corrispondente a quella ricercata. Ciò al fine di ottimizzare professionalità ed esperienze maturate in altri enti ma anche di valorizzare attitudini e propensioni personali. Il tutto con evidenti guadagni in termini di qualità e di risparmio di spesa per la formazione. Secondo il Consiglio di Stato (sentenza n. 2410/2022) è quindi ragionevole e legittimo che una amministrazione preveda requisiti di accesso alla procedura di mobilità per "veterani" della Pa ben più stringenti di quelli di norma stabiliti da una procedura per nuovi dipendenti; che certamente avranno bisogno sia di pratica sul campo che di apposita formazione in aula.

Alla stregua dei principi costituzionali di imparzialità e di buon andamento, la procedura di mobilità si esplica attraverso la pubblicazione di un bando che può prevedere tra i requisiti, speciali professionalità ed esperienze lavorative sviluppate nella pubblica amministrazione; e sulla cui base saranno selezionate le candidature in relazione ai posti da ricoprire. Tuttavia la priorità accordata dal legislatore allo strumento della mobilità deve essere controbilanciata dal principio costituzionale dell'accesso all'impiego per pubblico concorso; che in quanto diretta espressione dei principi di imparzialità, trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione consente la selezione degli aspiranti dipendenti tra i più capaci e meritevoli. Ne discende, da un lato la possibilità di condizionare l'esito positivo del ricorso preliminare alla procedura di mobilità al possesso di requisiti di competenza particolarmente specialistica o a esperienze professionali molto calzanti con il nuovo impiego, e quindi senza dover sostenere gli investimenti per la formazione; dall'altro la non sovrapponibilità fra il mero spostamento di amministrazione del dipendente mediante mobilità e il concorso pubblico che consente di selezionare in modo obiettivo, sulla base di titoli ed esami, tutti i candidati potenzialmente idonei; anche quando privi di una specifica esperienza professionale immediatamente adeguata al nuovo impiego.

Pertanto si impone alla Pa di ponderare la richiesta di specifici requisiti professionali e di esperienza con l'opposto interesse pubblico alla massima partecipazione dei candidati e alla ottimale selezione delle migliori risorse disponibili. Il concorso pubblico infatti, al contrario della procedura di mobilità e nel rispetto dei principi di "promozione" e di valorizzazione del merito, consente di selezionare i più validi e preparati su un ampio spettro di aspiranti al posto da ricoprire; giustificandosi in tal modo il successivo investimento di spesa della pubblica amministrazione nella loro formazione professionale.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©