Appalti

Codice appalti, anche le Camere chiedono il periodo transitorio

Tra le condizioni incluse nei pareri al governo c'è l'esplicita richiesta di differire l'entrata in vigore della riforma per permettere a imprese e Pa di adeguarsi

di Mauro Salerno

Viene anche dal Parlamento la richiesta di rinviare l'entrata in vigore del codice appalti. Alla voce dell'imprese e del presidente dell'Autorità Anticorruzione - che ha chiesto di far slittare fino al 2024 l'operatività della riforma si aggiunge ora anche quella del parlamento. Nei pareri sul decreto approvato dal governo lo scorso dicembre non verrà indicata una data precisa ma lo slittamento è una delle condizioni previste per il via libera al provvedimento, seppur condito da una serie di altre condizioni e osservazioni.

Camera e Senato rilasceranno il parere questa settimana. Il 21 febbraio, dunque domani, è l'ultimo giorno utile indicato dal governo, che ha concesso uno slittamento di qualche giorno rispetto al calendario indicato dalla delega che avrebbe imposto di pronunciarsi entro l'8 febbraio. Ma già dalla proposta del parere preparata dal relatore del provvedimento al Senato, il presidente della commissione Ambiente Claudio Fazzone, la richiesta di rinviare l'entrata in vigore è la condizione di maggiore impatto.

In assenza di modifiche, oggi difficili da immaginare visto che anche dai banchi dell'opposizione si sono levate richieste simili, il parere porrà la condizione di individuare la data di entrata in vigore del nuovo Codice «in modo tale che stazioni appaltanti e operatori economici abbiano a disposizione un tempo ragionevole per prendere conoscenza e adeguarsi alla nuova normativa». Immancabile un riferimento al Pnrr con l'ulteriore richiesta «che il cambio del quadro normativo non impatti in maniera negativa sulla realizzazione degli interventi di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza». Condizione, quest'ultima, a dire il vero pleonastica visto che gli investimenti del Pnrr, "protetti" dai decreti varati prima dal governo Draghi e ora dall'Esecutivo Meloni (vedi Dl Pnrr 3), viaggiano già su corsie preferenziali disegnate tutte per loro.

Tetto del 20% al prezzo e revisione prezzi dinamica
Tra le altre condizioni poste per la concessione del parere favorevole al decreto, nella proposta del relatore, ci sono poi la richiesta di ripristinare un tetto massimo del 20 per cento per il punteggio economico, in modo da evitare che che le stazioni appaltanti trasformino il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa in quello del massimo ribasso mascherato, attribuendo rilevanza determinante al prezzo. E poi il capitolo revisione prezzi, fissando la soglia per farla scattare al 2 per cento dell'importo complessivo del contratto e aumentando al 90 per cento la compensazione riconosciuta all'impresa. Inoltre, la revisione dovrebbe operare senza nessun limite, basandola su metodi oggettivi e verificabili attraverso dati statistici. a cadenza mensile.

Tra le condizioni anche quella di slavaguardare la norma transitoria del codice vigente che prevede per le cosiddette Infrastrutture Strategiche, tra le quali rientra anche la Torino-Lione, l'approvazione secondo la disciplina semplificata previgente dei progetti per i quali la procedura di Via è già iniziata al momento dell'entrata in vigore della riforma.

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