Imprese

Ucraina, Petrucco (Ance): Lavorare ora sulla futura ricostruzione

Parla il vicepresidente Ance e neo presidente Fiec

di Flavia Landolfi

«In Ucraina speriamo si apra finalmente una fase di pace e di ricostruzione per la quale dobbiamo essere pronti sin da ora». Parte da qui Piero Petrucco, vicepresidente Ance che il 12 maggio l'assemblea della Federazione dell'industria europea delle costruzioni (Fiec) riunita a Roma ha incoronato presidente eletto. Una corazzata che conta 32 associazioni di 27 Paesi in rappresentanza di un settore costituito da 3 milioni di imprese, con 13 milioni di occupati e oltre l'11% del Pil europeo.

Presidente, il mese scorso Roma ha ospitato la Conferenza bilaterale dove si sono gettati i primi semi di una partecipazione delle imprese italiane alla ricostruzione in Ucraina. Che idea si è fatto?
C'è innanzitutto una questione di metodo: è importante impostare il lavoro subito per il dopo, bisogna essere sul pezzo adesso. Ma ho capito anche che in quel Paese la ricostruzione andrà fatta in collaborazione con le imprese locali che vivono in un contesto industriale molto maturo. Quindi lì andrà portata alta specializzazione e know how molto raffinato, come i ponti o le infrastrutture sotterranee.

Il governo italiano come dovrebbe intervenire?
Auspichiamo che il nostro governo sia molto presente perché sono operazioni che hanno assoluta necessità di essere affrontate con il supporto di un Paese. Per andare lì è necessario poter contare su finanziamenti. Per questo fisseremo un incontro con Sace che in quella stessa sede ha annunciato la disponibilità a fornire garanzie. Poi certo bisogna vedere ora cosa accadrà, ma sono fiducioso.

Come valuta la situazione dello stato di avanzamento del Pnrr?
È difficile a dirsi. Bisognerà aspettare che il governo completi il monitoraggio. Non è per sottrarsi alla domanda, ma è necessario un dato sicuro su cui ragionare. Il problema sono al momento i tempi e sicuramente c'è un problema di struttura amministrativa nel gestire una massa così rilevante di risorse. Mi pare acclarato che il numero delle stazioni appaltanti sia esagerato e che ci sono piccoli Comuni in difficoltà, ma certo non possiamo rinunciare a opere fondamentali di manutenzione e messa in sicurezza.

Tra le questioni più calde sul tavolo della Commissione Ue c'è poi la direttiva sulle case "green". Qualcuno la considera una grande sfida, per altri è invece un grandissimo problema. Lei cosa dice?
Come imprenditore, ma anche come cittadino, la considero una grandissima sfida. Però certo, comprendo la preoccupazione sui costi di questi interventi e credo che la Commissione dovrebbe allentare le maglie sul cronoprogramma, allungando le scadenze e prevedendo strumenti a sostegno. Abbiamo registrato per altro un cambio di posizione della Germania su questo fronte, che è fatto rilevante. E teniamo anche conto che esistono spazi di mediazione con Bruxelles per i nostri centri storici, per le città d'arte. In ogni caso ogni ragionamento non può prescindere da un sistema organico di incentivi a regime per l'efficientamento energetico, altrimenti nessun obiettivo sarà mai raggiungibile.

Veniamo al nodo del caro-materiali, in che fase siamo?
La fase acuta legata alla guerra credo che ormai ce la siamo lasciata alle spalle. Ora ci aspettano due anni di inflazione elevata. Per questo è fondamentale attivare meccanismi neutri e automatici, perché altrimenti ci troveremo di fronte a una rincorsa e una tensione continua del mercato. Per fare un esempio, il calcestruzzo sta scontando aumenti legati alla transizione energetica e quindi collegati all'abbattimento di Co2: come si fa a non tenere conto di questo?

Non è una questione di profitto?
No. È un problema di aumenti importanti che ci sono e che vanno neutralizzati perché non possono essere scaricati solo su chi ha il compito di realizzare i lavori.

Ma gli altri Paesi come fanno?
Si sono organizzati da tempo, non tutti ovviamente. Ma in Francia per esempio c'è un paniere che crea un indice che viene automaticamente aggiornato in su e in giù. Stessa cosa in Belgio. Dobbiamo arrivare a quello anche noi.

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