Progettazione

Professionisti tecnici, ingegneri in fuga dall'Albo: iscritto un laureato su tre

di Valeria Uva

Solo un laureato su tre, tra gli ingegneri, oggi si iscrive all'Albo professionale.Dal 2006, picco più alto prima della crisi, al 2016 il numero dei neoiscritti all'Albo si è praticamente dimezzato: da 19mila ai 9mila abilitati (juniores compresi) nel giro di dieci anni.A soffrire non è il percorso post-laurea: come evidenziano i dati che pubblichiamo in queste pagine, gli ingegneri (civili, meccanici o informatici) restano tra le figure professionali che impiegano un minor tempo dalla laurea al primo impiego: in media bastano loro tra i sei e gli otto mesi.In realtà, si sta verificando un declino dell'Albo professionale, considerato attraente solo per una parte dei laureati in ingegneria, quelli con specializzazioni legate all'edilizia, settore peraltro ancora in piena crisi e dunque meno attraente di per sé. Al fenomeno è dedicato un dossier del centro studi della Fondazione Cni (Consiglio nazionale ingegneri), che fa il punto sul tema dell'accesso alle professioni di ingegnere e architetto, con dati aggiornati agli esami di abilitazione 2016 per le due professioni.

In quell'anno - segnala il documento - la tendenza si è confermata: più della metà degli abilitati 2016, infatti, ha sostenuto l'esame per il settore civile e ambientale (il 57% per l'esattezza), mentre l'altra grossa fetta (36%) appartiene al settore industriale. «Sta diventando del tutto marginale - si legge nel dossier - la quota composta dai laureati in ingegneria elettronica, informatica e delle telecomunicazioni»: a fronte di un 30% di laureati con queste specializzazioni, solo il 7% sostiene l'esame di abilitazione e si iscrive all'Ordine.«L'Albo rischia di attrarre solo professionisti che devono iscriversi per via di una riserva di legge», spiega il direttore del centro studi, Massimiliano Pittau. E proprio le attività edilizie sono riservate ai laureati abilitati, i soli che, ad esempio, possono firmare un progetto. Non è così, invece, per le Tlc o l'elettronica, dove non esiste riserva di legge e, dunque, l'abilitazione non è obbligatoria, né evidentemente è ritenuta utile.

Del resto, gran parte di questi professionisti si orienta verso il mercato del lavoro dipendente piuttosto che quello autonomo (86% di dipendenti per gli "elettronici", secondo Almalaurea). Nessun incremento di iscritti è arrivato con l'introduzione della laurea triennale e la creazione della sezione B dell'Albo:  solo poco più di mille juniores si sono presentati all'esame nel 2016. «L'83% dei laureati di primo livello - precisa il dossier - prosegue gli studi iscrivendosi a un corso magistrale». Il Consiglio nazionale punta ad attrarre i professionisti in fuga attraverso altre strade. Tra queste, l'agenzia Certing, che sta per ottenere l'accreditamentodi Accredia per la certificazione, facoltativa, delle competenze. Per il presidente Gaetano Nastasi l'obiettivo è dare a tutti gli ingegneri «uno strumento che metta in luce le proprie competenze, valutate misurando le cose fatte e la capacità autonoma di aggiornamento».

La situazione per gli architetti
Nel 2016, 4.684 laureati in architettura hanno ottenuto l'abilitazione (+6% sul 2015). Con un esame che si rivela molto selettivo: solo il 60% dei candidati è stato promosso (l'86% per gli ingegneri), peraltro con la prima scrematura già avviata con l'accesso programmato al corso di laurea. Per il Consiglio nazionale di categoria è tutto il percorso che va riformato: «L'esame arriva a ridosso della laurea e di fatto è quasi un doppione - rileva il consigliere Paolo Malara -. Mentre agli architetti manca il tirocinio, che non è obbligatorio». L'Ordine vorrebbe renderlo tale: «Una frequentazione certificata nei tempi e nelle attività, in strutture professionali, appare fondamentale - scrive il Consiglio nazionale - per fornire ai futuri professionisti la possibilità di confrontarsi con le problematiche del mestiere».

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