Appalti

Como, sette condanne al processo per le irregolarità sull’appalto del «mini-Mose»

di Q.E.T.

Il Tribunale di Como ha condannato sette imputati a complessivi 12 anni di reclusione al termine di due anni di udienze nel processo di primo grado sui presunti abusi all'interno del Comune di Como legati al progetto di realizzazione delle paratie per difendere la città dalle
esondazioni del lago (il cosiddetto mini-Mose di cui nel 2016 si occupata con un provvedimento di fuoco anche l’Anac) . Nel processo sono stati uniti procedimenti diversi, tra cui un episodio di corruzione a carico di un ex dirigente, Pietro Gilardoni (anche ex direttore dei lavori delle paratie) condannato con la pena più alta, 4 anni, per corruzione, turbativa d'asta e falso. I giudici hanno condannato per turbativa d'asta e falso a un
anno e sei mesi (pena sospesa e non menzione) l’ex sindaco di Como Mario Lucini (centrosinistra), in carica fino al 2017, assolto da parte delle contestazioni.

Condannati a un anno e tre mesi anche l'ex responsabile del procedimento Antonio Ferro e le ex dirigenti comunali Maria Antonietta Marciano (un anno) e Antonella Petrocelli (sei mesi). Condannati inoltre l’ex dirigente Antonio Viola (2 anni per corruzione) e l’imprenditore Antonio Foti (1 anno e 8 mesi) per rivelazione di segreti d'ufficio. I giudici hanno infine disposto il non luogo a procedere per sopravvenuta prescrizione nei confronti dell'altro ex sindaco di Como finito sotto accusa, Stefano Bruni (centrodestra), in carica dal 2002 al 2012 e del procuratore delegato di Sacaim, l'impresa che vinse l'appalto per le paratie. Le condanne sono state più lievi rispetto alle richieste del Pm Pasquale Addesso, che aveva chiesto complessivamente 40 anni di reclusione.

La sentenza per la vicenda delle paratie sul lungolago di Como è giunta dopo due anni di processo e quasi 40 udienze. L’ex sindaco Lucini e i dirigenti comunali sono stati condannati per avere “spacchettato” in appalti più piccoli i lavori al fine, dichiarato pubblicamente, di far proseguire l'appalto all'impresa Sacaim per riuscire a completare l'opera bloccata da anni, iniziata nel 2008 e mai terminata. Procedura che, secondo l'accusa, oltre che irregolare è risultata lesiva della libertà di concorrenza e dei principi di correttezza e trasparenza. Le difese hanno sempre puntato sulla buona fede degli indagati che, hanno sostenuto, hanno agito ritenendo di avere scelto la via migliore per la città.

In seguito all'inchiesta, il progetto predisposto dal Comune per il completamento delle paratie è stato congelato, la Regione ha avocato a sé l'intero iter, ma a oltre due anni è ancora
fermo, ad eccezione della predisposizione di un progetto - presentato un paio di mesi fa - che ricalca quasi completamente quello predisposto da Gilardoni prima del suo arresto e che
attende di essere approvato ed appaltato.

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