Appalti

Torino-Lione, in Gazzetta la delibera Cipe che sposta il cantiere principale a Chiomonte

di Alessandro Arona

È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 10 agosto la delibera Cipe n. 10 del 21 marzo 2018 che ha approvato la «variante di cantierizzazione» della linea ferroviaria Torino-Lione, tratta internazionale, sezione transfrontaliera, in territorio italiano. In Gazzetta anche l'allegato alla stessa delibera, approvato dal Cipe il 26 aprile (delibera 26/4, allegato).
In pratica si tratta dello spostamento del cantiere principale (futuro, se l'opera sarà confermata), per lo scavo della gallaria di base, lato Italia, dalla piana di Susa a Chiomonte, tramite allargamento dell'attuale sito dove dal novembre 2012 al febbraio 2017 si è scavato il cunicolo esplorativo. È una vecchia decisione, quella di spostare il cantiere principale (parliamo sempre a livello progettuale) a Chiomonte, sfruttando l'attuale sito anziché aprendone di nuovi; presa dal Cipe - su richiesta del Comune di Susa - già nel 2015, con la prescrizione 235 della delibera 19 del 20 febbraio 2015. La variante ha poi ottenuto, nel 2017, i pareri favorevoli della Regione Piemonte, gli enti locali, i Ministeri dell'Ambiente e dei Beni culturali. All'inizio dell'anno Telt aveva fra l'altro già pubblicato il bando da oltre 3 milioni di euro per la "gestione del cantiere", gara poi aggiudicata a maggio a una cordata di imprese italiane.
Nella delibera Cipe del 21 marzo (due settimane dopo le elezioni politiche del 4 marzo) si osserva che «eventuali ritardi potrebbero causare la perdita di finanziamenti già erogati da parte della Commissione europea».
«Le modifiche al progetto definitivo - spieg Telt a fine marzo - prevedono l'eliminazione di ogni lavorazione in Val Clarea e di 6 km di cavidotto, la riduzione della durata dei successivi cantieri nella Piana di Susa e la realizzazione della fabbrica dei conci a Salbertrand, dove oltre il 60% del materiale estratto nei lavori sarà trasformato in rivestimenti di calcestruzzo per il tunnel di base e in materiali per i rilevati ferroviari».

Le due delibere Cipe andate in Gazzetta hanno sollevato qualche polemica, in effetti innescata dallo stesso ministro Danilo Toninelli: «Il testo - ha scritto il Ministro su Facebook - è stato messo a punto dal governo precedente, nonostante la batosta elettorale appena presa che lo obbligava ad agire solo per gli affari correnti, cioè per quasi nulla. Invece si è comportato come una sanguisuga sulla carne viva del popolo italiano. Ma state tranquilli, non è nulla che possa influire in modo decisivo sulla analisi costi-benefici che finalmente stiamo conducendo in maniera seria e obiettiva. Teniamo gli occhi aperti sul cantiere e, come detto, considereremo quale atto ostile ogni decisione che faccia avanzare il Tav prima che arrivi una scelta politica da parte del governo».

Risposta altrettanto dura da parte dei parlamentari piemontesi di Forza Italia Daniela Ruffino e Osvaldo Napoli: «Un ministro della Repubblica - scrivono ina nota - considera 'atto ostile' qualsiasi iniziativa verrà presa sulla Tav, sia pure in ossequio alla delibera del Cipe su un documento del governo. Le parole del ministro delle Infrastrutture Danilo
Toninelli hanno il sapore e il significato di un'intimidazione mafiosa all'indirizzo del Commissario di governo, Paolo Foietta, e dei vertici della società della Tav».
«Siamo in presenza - proseguono i parlamentari di Forza Italia - di una situazione mai prima sperimentata in Italia, cioè in un paese democratico in cui ci sono leggi, regole e ordinamenti che disciplinano i rapporti fra le istituzioni. Toninelli, con le sue affermazioni, travalica ampiamente i poteri riconosciuti al suo ufficio e apre una questione seria e grave
sui limiti di esercizio del potere ministeriale».

C'è in effetti una divaricazione tra gli atti ufficiali (leggi, trattati internazionali, delibere Cipe, assegnazione di fondi europei, appalti aggiudicati) che restano tutti a favore della realizzazione della Torino-Lione, e un contratto di governo che impone di «ridiscutere integralmente» l'opera, e un Ministro che dice di considerare "atti ostili" ogni atto per la prosecuzione dell'opera. Qualche problema giuridico questa divaricazione deve crearla nei dirigenti di Telt. Che per ora hanno rinviato i maxi-bandi per i ltti principali dell'opera, per oltre 4 miliadi di euro, previsti a partire da luglio, ma che probabilmente non potranno fermarsi in eterno, se dal governo non arriverà qualche atto formale che dice che devono farlo.

Questa contraddizione è stata sottolineata ieri anche da una mail privata (intercettata e resa pubblica) del leader No Tav Alberto Perino: «Il governo avrebbe tantissime cartucce da sparare per bloccare gli ingranaggi della grande opera. Basta volerlo fare - avrebbe scritto Perino -. Ma per non disturbare il manovratore (Telt e Lega) queste cose non vengono fatte da chi è stato mandato a Roma per bloccare la Tav». Una qualche delusione nei confronti dei cinquestelle al governo, che però Perino ha poi circoscritto: «Erano considerazioni private, non significa sconfessare o prendere le distanze dal M5S».

La delibera del 21 marzo (approvazione progetto cantiere di Chiomonte)

La delibera Cipe 26 aprile (modifiche all'allegato)

L'allegato alla delibera del 21 marzo

La delibera Cipe del 2015 che chiedeva la variante di Chiomonte

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