Personale

Scuola, cambia il reclutamento dei docenti

Incontro al ministero con i sindacati: obiettivo Pnrr 70mila in ruolo nel 2024-25

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Concorsi regolari, con cadenza annuale. Nuovo sistema di formazione iniziale dei docenti (laurea + 60 crediti formativi) che, se le università saranno pronte, potrebbe partire il prossimo anno scolastico (il decreto con i dettagli doveva uscire a fine luglio, ma è ancora fermo ai box). E una salvaguardia un po’ più robusta per i precari “storici”, quelli con almeno tre anni di servizio alle spalle. Il tutto condito da procedure amministrative più rapide per evitare il valzer di supplenti andato in scena anche quest’anno.

Il ministero dell’Istruzione e del merito è pronto a metter mano al sistema di reclutamento degli insegnanti, che in questi anni ha fallito ampiamente. L’obiettivo, discusso ieri in un primo faccia a faccia con i sindacati del settore, è sperimentare le nuove misure centrando l’obiettivo Pnrr che prevede nei prossimi due anni di assumere almeno 70mila docenti (le procedure assunzionali sono state semplificate dal governo Draghi per tutta la Pa, scuola inclusa). Un primo bando di concorso è atteso per primavera/estate; ne uscirà poi un secondo nel 2024. I 70mila insegnanti Pnrr entreranno in ruolo parte nel 2024, parte nel 2025 (se non ci saranno intoppi). Quanto alla nuova abilitazione all’insegnamento (laurea + 60 crediti) per consentire anche ai giovani di salire in cattedra il provvedimento è in fase di studio assieme al ministero dell’Università. Se anche qui si troverà una quadra, le novità potranno partire il prossimo anno scolastico. Per i precari storici, su cui i sindacati hanno chiesto garanzie, si sta ragionando su percorsi semplificati per la cattedra.

Del resto, che serva un nuovo sistema di reclutamento dei docenti è sotto gli occhi di tutti. Lo scorso settembre nonostante sette diverse procedure assunzionali si è riusciti a coprire sì e no un terzo dei posti scoperti (il 28,6%, che diventa il 41% se si sommano i titolari di un contratto a tempo determinato da confermare in ruolo a settembre prossimo). Un film più o meno simile a quello visto nel 2021 quando su oltre 112mila cattedre autorizzate a essere coperte stabilmente ne erano andate in porto circa la metà, costringendo i presidi a nominare supplenti fino in inverno inoltrato.

E così visto il flop delle regole vigenti anche quest’anno abbiamo in cattedra 217mila precari, c’ha ricordato un focus della Cisl Scuola, nonostante il superamento dell’organico temporaneo Covid, quest’anno non rinnovato, che aveva gonfiato i numeri dell’ultimo biennio. Siamo di fronte a una situazione fuori controllo, che ben conoscono oltre ai precari, diretti interessati, anche famiglie e studenti: considerando i circa 850mila docenti attualmente in cattedra, il 25%, vale a dire uno su quattro, è oggi un supplente (con buona pace della tanto sbandierata continuità didattica).

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©