Appalti

Riforma appalti, oggi in Cdm le prime correzioni e la delega per riscrivere il codice

di Mauro Salerno

Dopo il balletto di annunci e smentite degli ultimi giorni è atteso oggi, ma è ancora in parte in bilico, lo sblocco della partita della riforma appalti.

Il Consiglio dei ministri esaminerà questa mattina i due provvedimenti su cui si basa la rivisitazione ad ampio raggio delle norme sull’assegnazione delle commesse pubbliche. Un doppio binario giustificato dalla scelta di applicare subito un primo pacchetto di modifiche, con la speranza di innescare immediatamente un impatto sulla crescita degli investimenti pubblici, per poi ritagliarsi un tempo più lungo per mandare in pensione il codice entrato in vigore in tutta fretta poco più di due anni fa (Dlgs 50/2016) e sostituirlo con un impianto tutto nuovo (che riprenda però il vecchio modello di attuazione: regolamento al posto della soft law dell'Anac).

A presidio della prima esigenza , cioè il rilancio degli investimenti, ci sono le correzioni inserite nel Decreto semplificazioni. Il testo che sarà esaminato in Consiglio dei ministri oggi dovrebbe contenere diverse novità.

Le semplificazioni
Rispetto alle bozze circolate nei giorni scorsi il pacchetto appalti (con tra l’altro le norme sull’estensione di massimo ribasso fino alla soglia di 5,5 milioni, l’appalto integrato per le manutenzioni e la procedura negoziata fino a 2,5 milioni) sarebbe infatti destinato a uscire parecchio alleggerito dal decreto. Proprio su queste misure sono state espresse pesanti perplessità da parte progettisti e costruttori (freschi reduci dall’incontro con il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio) che potrebbero aver pesato nelle scelte del Governo. A pesare anche le valutazioni sugli effetti per la trasparenza delle gare: con l’innalzamento della procedura negoziata a 2,5 milioni finirebbe infatti sottotraccia il 90% degli appalti pubblici.

Secondo alcune indiscrezioni, nelle ultime ore, si sarebbe anche discusso della possibilità di far confluire il pacchetto di correzioni del decreto semplificazioni nel Ddl delega. Finendo in un disegno di legge, destinato all’esame del Parlamento invece che alla Gazzetta Ufficiale, il pacchetto di correzioni al codice perderebbe la possibilità di produrre da subito un effetto di accelerazione degli investimenti. Ma si guadagnerebbe più tempo per ragionare sull’efficacia delle modifiche proposte. L’ipotesi avrebbe però perso quota.

La delega
Un po’ meno ballerino dovrebbe essere il capitolo del Ddl deleghe dedicato alla riforma complessiva del sistema degli appalti. Il mandato al governo prevede l’approvazione di un nuovo codice appalti entro un anno dall’entrata in vigore della legge, seguito, entro un altro anno, dal regolamento attuativo ed eventualmente entro i due primi anni di vigenza gli ulteriori correttivi o integrazioni alla riforma. Tra i criteri attuativi spicca la scelta di mandare in pensione le linee guida “vincolanti” dell’Anac per sostituirle con un regolamento attuativo ispirato al modello del Dpr 207/2010 con le norme di esecuzione del vecchio codice. Una spinta forte dovrà arrivare poi sui piccoli appalti. Il Governo vuole infatti varare una disciplina tutta nuova e differenziata rispetto alle norme applicabili al resto degli affidamenti per i contratti sottosoglia europea (5,5 milioni per i lavori, 221 mila euro per i servizi), con procedure improntate alla massima rapidità.

Anche per il Ddl deleghe non sono però da escludere interventi dell’ultim’ora rispetto alle bozze. Nello specifico, la novità per gli appalti potrebbe essere l’uscita dal Ddl complessivo per far viaggiare la delega alla riforma del codice su un binario proprio. In questo caso il governo potrebbe limitarsi a un esame preliminare del provvedimento.

Cantone preoccupato
«Sono assolutamente preoccupato che si ritocchi il codice dopo due anni. Le pubbliche
amministrazioni erano abituate e ora si devono preparare di nuovo». Così il presidente dell'Anac Raffaele Cantone ha commentato la notizia relativa alla riforma del codice
degli appalti. Per «giudicare tutti gli aspetti», ha però aggiunto l’ex magistrato, «bisognerà attendere il testo definitivo».

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