Fisco e contabilità

Il Catasto congela la riforma fiscale: il governo chiede un altro rinvio a tempo indeterminato

Slitta ancora l’arrivo in Aula Freni (Mef): «Serve tempo per un voto sereno di tutti»

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Niente da fare. Per la riforma fiscale arriva un nuovo rinvio. Questa volta a data da destinarsi. La richiesta dell’ennesimo slittamento dei tempi per l’arrivo della delega all’Aula della Camera questa volta è stata avanzata dal governo. A farsene portavoce obbligato è stato il sottosegretario leghista all’Economia Federico Freni, per «la necessità di chiudere un pacchetto che possa essere votato da tutti serenamente». «Ne prendo atto – ha fatto sapere il presidente della commissione Finanze Luigi Marattin (Iv) – ma il dubbio su dove stiamo andando mi viene».

L’obiettivo di un «voto sereno» in effetti sembra ambizioso. Il punto è sempre il solito: la riforma del Catasto e, in particolare, l’attribuzione agli immobili di un valore patrimoniale accanto alla rendita e agganciato ai valori di mercato. Le riformulazioni in queste settimane sono state molte, ma non hanno cambiato il bivio di fondo: il centrodestra vuole escludere ogni riferimento ai valori patrimoniali, Palazzo Chigi vuole mantenerlo. Se non si risolve questo dilemma, non c’è riformulazione che tenga.

Il nuovo slittamento riaccende anche sul fisco una polemica nella maggioranza che in questi giorni è un po’ a tutto campo, dal Superbonus agli aiuti all’Ucraina, dalla concorrenza alla giustizia. «Basta rinvii – tuona dai Cinque Stelle Vita Martinciglio, capogruppo dei pentastellati in commissione – questo limbo è un danno per i cittadini». «Salvini frena per paura della Meloni», accusa Luca Pastorino da Leu, mentre il centrodestra ributta la palla nel campo sinistro della maggioranza. «Siamo al quinto rinvio in due mesi - calcola Sestino Giacomoni di Forza Italia - abbiamo il dovere di arrivare subito a una sintesi perché le tasse non aspettano». L’opposizione si gode lo spettacolo: «Il governo minacciava la crisi ma adesso rinvia la delega», sintetizza Alvise Maniero di Alternativa, i fuoriusciti M5S.

In effetti la nuova richiesta di proroga arriva dopo che a Palazzo Chigi si è cullata per qualche giorno l’idea della forzatura. All’atto pratico, la scelta di Draghi di non dare corso a un negoziato infinito al ribasso nell’ottica del premier si sarebbe tradotta nell’approdo in Aula senza mandato al relatore. Ma tecnicamente il passaggio non sarebbe stato possibile senza riaprire l’esame in commissione, dove i numeri ballano parecchio e il rischio di inserimento di nuovi correttivi non concordati è alto. A quel punto si dovrebbe sancire la rottura in commissione con la scelta di far arrivare in Aula il testo originario esaminato dal consiglio dei ministri il 5 ottobre scorso. Un testo su cui ogni mediazione appare impossibile.

Oltre a imporre la prova di forza sul Catasto, una scelta del genere farebbe perdere per strada il lungo confronto già sviluppato su altri temi, come i ritocchi al duale per salvare le attuali cedolari su affitti e titoli di Stato tanto cari al centro-destra e il cashback fiscale sponsorizzato soprattutto dai Cinque Stelle. Senza questi elementi lo scenario rischia di essere un tutti contro tutti in cui potrebbe essere a rischio anche l’ipotesi di una fiducia votata solo dalla componente giallo-rossa della maggioranza: in un’affannosa ricerca dei voti articolo per articolo che rischia di danneggiare più il governo rispetto ai partiti della sua sempre più riottosa maggioranza.

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