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Scuola, da inizio 2023 l’aumento agli insegnanti sale a 124 euro

Dal prossimo mese 101 euro lordi mensili in più per i prof e 98 per le altre figure ma con i fondi in manovra si punta a salire ancora

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Ci sono voluti quattro anni e altrettanti governi ma alla fine il tanto atteso rinnovo contrattuale per il mondo dell’istruzione è arrivato. Almeno nella sua parte economica. Gli effetti sugli stipendi dei docenti sono quelli che riassumiamo qui accanto grazie a un’ampia elaborazione della Cisl Scuola, che schematizza gli incrementi in base al grado e all’anzianità di servizio, da cui abbiamo estratto tre profili tipo (un maestro dell’infanzia o della primaria, un prof delle medie, un insegnante delle superiori in possesso della laurea). In realtà l’adeguamento delle retribuzioni, con tanto di sostanziosa una tantum a dicembre per la vacatio contrattuale del triennio 2019-21 (per i docenti pari a 2.450 euro medi), ha un impatto ben più ampio, visto che coinvolge 1,2 milioni di lavoratori: oltre un terzo dell’intero pubblico impiego.

L’impatto in busta paga

I primi vantaggi sono attesi già nella busta paga di dicembre con una crescita di 101 euro medi lordi per i professori (e di 98 per il resto del comparto) che però, a inizio 2023, potrebbe arrivare secondo i calcoli dell’Aran a 124 euro lordi mensili. Affinchè ciò avvenga, stando a quanto previsto nell’accordo politico tra il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, e i sindacati, il governo Meloni deve reperire altri 300 milioni nella manovra 2023 così da poter rimpinguare la dote di due miliardi e passa stanziati dagli esecutivi precedenti e utilizzata per il “primo tempo” dell’operazione, inclusi i cento milioni appena stanziati dal Dl Aiuti-quater. Altrimenti è previsto che si attinga ai 300 milioni per la valorizzazione dei docenti previsti dall’articolo 1, comma 327, della legge di bilancio per il 2022. La finalizzazione dei cento milioni previsti dall’accordo politico, 85,8 per i docenti, 14,2 per il personale Ata, sempre secondo i calcoli Aran, si tradurrà in un aumento “una tantum”, solo per il 2022, dell’importo mensile della retribuzione professionale docenti (Rpd), pari a circa 3-4 euro in più al mese.

In base alle simulazioni della Cisl Scuola - che si fondano sul doppio assunto che i 300 milioni vengano ripartiti in parti uguali su tutto il corpo docente e che il comparto si veda restituito integralmente il 4% accantonato al momento dell’intesa di venerdì scorso per eventuali esigenze derivanti dalla parte normativa (su cui si veda l’intervista in pagina ) - un maestro elementare a inizio carriera vedrebbe la sua retribuzione lorda mensile passare, per effetto del primo step, dai 1.678,4 euro del “vecchio” contratto ai 1.748, 3 del nuovo e arrivare poi a regime, nel corso del 2023, a 1.767,5 euro. Più aumenta l’anzianità il grado d’istruzione più il beneficio economico diventa sensibile. Prendiamo un prof delle medie a metà carriera, cioè con 15-20 anni di insegnamento alle spalle. Ebbene, la sua busta paga salirebbe subito da 2.222, 4 a 2.314,2 euro. Ma alla fine dell’operazione-rinnovo l’aumento totale per lui potrebbe essere di 112 euro lordi mensili. E se dalle secondarie di I grado passiamo alle superiori, il beneficio economico potrebbe salire fino ai 139 euro stimati dalla Cisl Scuola per un insegnante laureato con oltre 35 anni trascorsi in cattedra.

L’operazione taglio al cuneo

E non finisce qui. Nel provare a calcolare il guadagno per la categoria, che non elimina il gap retributivo con il resto d’Europa ma comincia ad attenuarlo, bisogna tenere conto sia dell’una tantum di dicembre citata prima e riassunta in alto, sia del prolungamento del taglio al cuneo fiscale e contributivo, iniziato dal governo Draghi, e che sarà mantenuto anche nel 2023 (in attesa dell’operazione più complessiva di una riduzione del costo del lavoro di almeno cinque punti annunciata, con gradualità, dall’esecutivo Meloni per tutto il mondo del lavoro). Per ora, con uno stanziamento tra i 3,5 e i 3,8 miliardi, verrà mantenuto, anche per il prossimo anno, il taglio di 2 punti di contributi, tutto a vantaggio dei lavoratori, per redditi fino a 35mila euro (ci rientra larga parte del personale scolastico).

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