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Ddl concorrenza, Bus e metro: salta la stretta sulle gare

Proposta del governoe ma si tratta ancora. Protesta dei taxi per gli Uber files

di Carmine Fotina

Per il disegno di legge per la concorrenza serve un’accelerazione alla Camera. Ieri sera in una lunga riunione di maggioranza è stata discussa la proposta di riformulazione dell’articolo 10 da parte del governo, che consiste in un’ampia riscrittura dei criteri della delega per riformare il settore dei taxi e del noleggio con conducente (Ncc). Non ci sarebbe però ancora l’accordo di tutti i partiti.

I nove punti contengono molti degli aspetti discussi negli incontri dei tassisti durante gli incontri con la viceministra alle Infrastrutture Teresa Bellanova. La proposta di Palazzo Chigi verte, tra l’altro, sulla distinzione del servizio taxi dal Ncc, sulla semplificazione degli adempimenti amministrativi, su trasparenza e pubblicità dei procedimenti di rilascio delle licenze (potrebbero esserci anche margini per il raddoppio e strumenti di compensazione), sui premi a chi usa veicoli green, sulla promozione dello svolgimento dell’attività in cooperativa, sul contrasto agli abusivi, sull’istituzione di un registro degli operatori con obbligo di targhe identificative del tipo di servizio. Un punto centrale è la distinzione tra regolazione delle piattaforme tecnologiche di mera intermediazione domanda-offerta e regolazione di quelle per l’interconnessione tra utenti e operatori.

Ieri in diverse città ci sono state sospensioni improvvise del servizio dei taxi, protesta che i sindacati hanno collegato ai cosiddetti Uber-files, gli articoli di stampa relativi alle azioni di lobbying che sarebbero state esercitate da Uber negli anni scorsi in vari Paesi, Italia inclusa (durante il governo Renzi). Mettere in relazione l’inchiesta del quotidiano britannico The Guardian con l’inserimento di un articolo sui taxi nel Ddl concorrenza - che recupera una riforma lasciata in sospeso da anni - appare piuttosto strumentale, fa notare il coordinamento delle sigle del noleggio con conducente che ha inviato una lettera alla presidenza del Consiglio per difendere l’articolo 10: «Ai tassisti che dicono che bastano i decreti attuativi del 2019 (gli stessi li respinsero quando non furono presentati) rispondiamo che non sono assolutamente sufficienti per risolvere i temi della territorialità, delle app, della flessibilità, delle semplificazioni, delle nuove autorizzazioni, delle asimmetrie sanzionatorie».

Quanto alle votazioni, ieri la commissione Attività produttive della Camera si è limitata all’esame di tutti gli articoli già approvati in Senato, confermati respingendo gli emendamenti dell’opposizione. Nel frattempo è maturata una prima ipotesi di riformulazione dell’articolo 9 sul trasporto pubblico locale (Tpl), l’altro punto critico del Ddl. Verrebbe ripristinata, rispetto al testo base, la possibilità per le Regioni di far riferimento al Regolamento Ue 1370/2007, quindi procedendo per l’affidamento del servizio con gara pubblica o con gestione diretta come l’in-house. Un’alternativa è invece lasciare l’attuale formulazione, che comporta per le Regioni un obbligo di attestare le gare, ma rinviando di un anno le sanzioni che si concretizzano in una decurtazione del Fondo Tpl.

Dalla riunione di maggioranza è emersa anche una nuova norma, in discussione in queste ore: una delega al governo, da esercitare in 12 mesi, per il riordino e la semplificazione del settore dell’energia rinnovabile, anche mediante soppressione dei regimi autorizzatori.

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