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Il Pd riprende Torino, giunta al femminile - Lo Russo non chiude a M5S: pacificazione

Vantaggio di 50mila voti sull’avversario Damilano. Il 25 ottobre la Giunta

di Filomena Greco

È stata una vittoria netta, con il 59,2% delle preferenze, un vantaggio di circa 50mila voti e la maggioranza in tutte le circoscrizioni della città. Stefano Lo Russo ha riportato il centrosinistra a Palazzo di Città dopo la parentesi dei 5 Stelle e della sindaca Chiara Appendino.

Il risultato è arrivato al ballottaggio ma senza che la partita politica si sia davvero riaperta nelle due ultime settimane di confronto. Come a Roma, anche a Torino non c’è stato alcun accordo con il Movimento, troppo distanti le posizioni e troppo pesante anche la contrapposizione in Consiglio tra l’ex prima cittadina Chiara Appendino e Lo Russo capogruppo del Pd e duro oppositore in Aula. Questi sono tempi diversi però, sembra dire tra le righe Lo Russo che nella conferenza stampa in Comune ha messo l’accento sul tema dell’unità, della collaborazione e della capacità di lavorare anche con le forze di minoranza in Consiglio comunale. «Questa è una stagione in cui servono i costruttori» dice il primo cittadino neoeletto che aggiunge: «Torino ha bisogno di pacificazione, il mio compito è creare un clima di collaborazione, che può far del bene al progetto del centrosinistra e alla città».

Niente accordo con i Cinque Stelle, dunque, ma in compenso Stefano Lo Russo ha drenato voti tra i sostenitori dei candidati a sinistra del Pd e ha intercettato circa la metà dei voti del Movimento 5 Stelle, come rilevato dall’Istituto Cattaneo, tanto da ottenere quasi 30mila voti in più rispetto al primo turno. L’astensione è rimasta una voce pesante: aveva votato il 48% al primo turno, tra domenica e lunedì scorsi è andato alle urne soltanto il 42% degli aventi diritto. La disillusione e la sfiducia hanno probabilmente danneggiato però più il candidato di centrodestra Paolo Damilano – a caldo ha commentato: «Torino non ha avuto voglia di lottare per il cambiamento» – che non Lo Russo, eletto comunque con lo stesso numero di preferenze, 168mila, che aveva ottenuto Piero Fassino quando ha perso contro Chiara Appendino nel 2016. E mentre il Pd al primo turno si è confermato il partito più votato in città, con il 28,6% delle preferenze, a pesare sul risultato del centrodestra è stata anche la performance non brillante ottenuta da Lega e Fratelli d’Italia.

A determinare la vittoria, analizza il sindaco Stefano Lo Russo, è stata l’unità del centrosinistra, lo sforzo di mobilitazione dell’intera coalizione. Ma Lo Russo guarda anche al dato pesante del non voto e assicura il suo impegno anche per chi a Torino ha scelto di non votare. Tra una settimana, il 25 ottobre, sarà presentata la Giunta, a maggioranza femminile, mentre il dossier dei dossier, dice il primo cittadino di Torino, è il Pnrr e le possibili ricadute sulla città. Il rilancio di Torino è la sfida principale, la capacità di ascolto e di dialogo lo stile che, promette il sindaco, sarà utilizzato, così come è stato in campagna elettorale quando da candidato ha girato la città con due sedie, una per sé e una per le migliaia di cittadini che di volta in volta ha incontrato.

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