Amministratori

Manovra, i sindaci chiedono nuovi fondi per gli sconti su Tari e suolo pubblico

Per l'Anci la pandemia richiede ancora «attenzione sul trascinamento degli effetti sulle entrate dei Comuni»

di Giorgio Pogliotti

Sindacati in pressing su fisco e pensioni per ottenere modifiche alla manovra. Cgil, Cisl e Uil, in audizione sulla legge di Bilancio hanno chiesto di destinare gli 8 miliardi stanziati per il taglio delle tasse all’abbattimento dell’Irpef di lavoratori e pensionati, in particolare per le fasce di reddito medio e basso. Sul fronte della previdenza considerano la soluzione Quota 102 (per le uscite nel 2022 con 64 anni di età e 38 di contributi) insufficiente. Per Domenico Proietti (Uil) Quota 102 «è una beffa perché riguarderà pochissimi lavoratori, serve più flessibilità con l’accesso alla pensione a 62 anni».

Sul fronte fiscale, la ventilata riduzione dell’Irap, ha aggiunto la vicesegretaria della Cgil, Gianna Fracassi «non ci vede affatto d’accordo: i proventi sono destinati al servizio sanitario e la legge di Bilancio contiene misure a favore delle imprese per oltre 10 miliardi». Anche per Ignazio Ganga (Cisl) tutte le risorse sul fisco vanno indirizzate «a lavoratori e pensionati». L’Istat ha calcolato che se gli 8 miliardi fossero diretti alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, si registrerebbe un incremento del reddito a disposizione delle famiglie per il consumo e il risparmio pari allo 0,71% rispetto al valore registrato nel 2020 e pari allo 0,69% rispetto al 2019. Se, invece, tutte le risorse fossero dirette ad abbassare il prelievo fiscale sulle retribuzioni, ridurrebbero il carico medio fiscale sulle retribuzioni dell’1,6% rispetto al livello registrato nel 2020 e dell’1,5% rispetto a quello del 2019.

Non c’è solo il lavoro dipendente, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella chiede l’utilizzo degli 8 miliardi di euro destinati al fisco «anche per abbattere la pressione fiscale che grava sul lavoro autonomo e professionale, colpito da una profonda crisi, come testimoniano le 327mila partite Iva costrette a chiudere durante la pandemia».

C’è poi il fronte dei comuni. Per l’Anci la pandemia richiede ancora «attenzione sul trascinamento degli effetti sulle entrate dei Comuni, che si sono ridotte anche per la crisi del turismo». Servono anche «interventi sulla Tari e sugli effetti degli aumenti energetici, con aumenti del 30-40% delle bollette».

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