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Olimpiadi, Calgary dice «no» - Assist per Cortina e Milano

Gli abitanti di Calgary hanno detto no alle Olimpiadi Invernali del 2026. Con il 56,4% (secondo i risultati resi noti dal Comune, quelli ufficiali arriveranno oggi) dei voti al primo referendum cittadino della sua storia, la città canadese ha scelto di mettere una pietra tombale sulla propria candidatura a ospitare i Giochi del 2026, lasciando così la strada spianata per il tandem Milano-Cortina, attualmente favorito rispetto a Stoccolma, dati i recenti tentennamenti della capitale svedese.

Il referendum si è svolto martedì 13 novembre. I cittadini hanno votato fra e 8 e le 20: oltre 304mila quelli che si sono presentati ai seggi, su una popolazione di poco più di un milione di abitanti. Alle ultime elezioni locali, i votanti erano stati 387mila, pari al 58% degli aventi diritto. Oltre ad essere stato il primo referendum cittadino, quello di martedì è stato anche i primo appuntamento elettorale a Calgary in cui le schede erano sì cartacee, ma sono state contate elettronicamente, con speciali macchine che hanno ridotto a solo due ore i tempi dello scrutinio.

L’esito del referendum non è ancora vincolante per Calgary, il sì o il no alla candidatura dovrà essere ratificato da un voto a maggioranza qualificata dei consiglieri comunali della città, 10 su 15. Un mese fa, quando il consiglio si è riunito e ha votato per la prima volta sul tema, i contrari erano stati 8 e i favorevoli 7: per questo si era deciso di rimettere la decisione alla popolazione. Ma ora è piuttosto chiaro che i no prevarranno alla City Hall: del resto, fin dall'inizio era stato detto con chiarezza che sia i 700 milioni di dollari canadesi promessi dal governo provinciale dell’Alberta, sia gli 1,452 miliardi stanziati dal governo federale di Justin Trudeau (circa 970 milioni di euro) sarebbero stati messi sul piatto solo in caso di vittoria del sì al referendum cittadino. E il sì non c'è stato.

Quale sarebbe stato il budget complessivo a disposizione di Calgary, che già aveva ospitato le Olimpiadi Invernali nel 1988? In tutto, si parla di 5,11 miliardi di dollari canadesi - circa 3,4 miliardi di euro - di cui 2,875 miliardi di dollari di finanziamento pubblico e 2,233 miliardi di provenienza privata. Oltre ai fondi provinciali e a quelli federali, nel capitolo pubblico sarebbero rientrati anche i 390 milioni di contributo della città di Calgary. L’idea era di fare debito e recuperarlo in 20-25 anni, alzando dell’1,5% per cento le imposte sugli immobili cittadini. Per una famiglia media, si sarebbe trattato di 25 dollari in più di Imu all’anno: ed è proprio su questo che si era arenato lo scontro in Consiglio comunale.

Per la parte privata dei finanziamenti, sul piatto c’erano gli 1,2 miliardi di dollari canadesi messi a disposizione dal Comitato Olimpico Internazionale, più un altro miliardo proveniente dalle sponsorizzazioni, dalla vendita dei biglietti e da merchandising.

Secondo i piani della città, e secondo anche lo studio commissionato al think-thank Canada Weest Foundation, 1,76 miliardi sarebbe stato l’ammontare delle spese per le infrastrutture. Circa un terzo per rinnovare quelle esistenti, un terzo per costruire le residenze con 1.800 posti letto e un ulteriore terzo per costruire le nuove strutture, undici su un totale di tredici, tra cui la nuova pista da 10mila spettatori per il pattinaggio sul ghiaccio e per lo short-track, e l’arena da 6mila posti per l'hockey, che poi sarebbe rimasta in eredità alle due squadre cittadine.

La stima per i costi operativi, dalla logistica alle risorse umane, si aggira invece intorno ai 2,4 miliardi di dollari canadesi, mentre per la sicurezza era pronto lo stanziamento di quasi 500 milioni, anche questi a carico del governo federale.

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