Urbanistica

Ponte sullo Stretto, fondi europei solo se il progetto convincerà

La Commissaria Valean corregge il tiro: garanzie di solidità per avere risorse

di Flavia Landolfi

È una matassa non facile da sbrogliare quella che il governo si trova davanti nlla partita del Ponte sullo Stretto. Fortemente voluta dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è rimbalzata nei giorni scors i sul tavolo della Commissione euoprea e della titolare dei Trasporti Adina Valean che ha chiarito ciò che tra le righe già sembrava un monito nelle prime battute rilasciate sul ruolo europeo nella realizzazione dell’opera: « È importante che il governo italiano non abbia fretta e presenti un progetto molto ben fatto - ha chiarito ieri in un’intervista all’Ansa -. E lo dico perché c'è molta concorrenza per ottenere i soldi della Connecting Europe Facility (Cef), abbiamo molte domande e progetti molto importanti in tutta Europa». Nessun automatismo, quindi, e nessun impegno a scatola chiusa: la Ue farà la sua parte con quote di finanziamento sul progetto di fattibilità a condizione che il percorso individuato dall’Italia sia solido e a prova di ripensamento o, peggio, di intoppo. Insomma, le risorse europee ci saranno - in particolare quelle del Cef, il fondo per i corridoi Ten-t - ma solo se l’Italia vincerà la gara per ottenerle e soprattutto l’esame della Ue.

Ma oltre al fronte europeo ce n’è uno interno, spinosissimo, che si consumerà nei prossimi mesi. La domanda che in molti si fanno in questi giorni suona così: su quale progetto il governo scommetterà per rianimare la partita del Ponte? Alcuni segnali portano dritti a quello cancellato con un colpo di spugna dal governo Monti nel lontano 2013: era il Ponte a una campata affidato nel 2004 con gara al general contractor, il consorzio Eurolink (guidato dall’allora Impregilo, oggi Webuild) e il project manager Parsons Transportation Group. Su questo progetto c’è un indizio e una quasi prova. L’indizio è la disposizione contenuta nella manovra che “resuscita” la società Stretto di Messina e tenta di azzerare i contenziosi per 790 milioni avanzati dalle due società private. Ci saranno 90 giorni di tempo per tentare una transazione allo scadere dei quali, in ogni caso scatterà la revoca dello stato di luquidazione per la spa e la ricapitalizzazione con 50 milioni di euro da parte di Rfi e Anas.

La quasi prova è invece la dichiarazione del governatore della Calabria Roberto Occhiuto che al Sole24Ore aveva parlato specificamente del progetto a una sola campata perché «l’ipotesi a tre campate - aveva detto l’8 novembre - ci porterebbe via almeno 10 anni». Ma c’è anche un piano B all’orizzonte che però deve fare i conti con tempi più dilatati. Si tratta del progetto di fattibilità affidato dall’ex ministro Giovannini a Rfi che prevede un ponte a tre campate e la consegna della fattibilità nel 2024. Le tre campate per altro erano state indicate, tra le altre, come le più idonee dalla Commissione tecnica istituita al Mit proprio per valutare tutta l’operazione.

E dunque è su questo che oggi si gioca tutto: il fattore tempo e l’urgenza di chiudere rapidamente per avviare i lavori. Ed è la stessa Commissione europea a lanciare il monito: «L’opera ha una tale rilevanza che - ha proseguito Valean - è importante che il governo non abbia fretta e presenti un progetto molto ben fatto».

Per il presidente di Confindustria Bonomi c’è poi una questione più generale da tenere sott’occhio: «È una delle opere infrastrutturali importanti per il Paese - ha detto -. Non è un problema tecnico realizzarlo: facciamo il Ponte e facciamo partire tutte le altre opere, in un progetto complessivo».

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