Amministratori

Bisogna ripartire dai fabbisogni standard

Uno dei maggiori impegni che il Pnrr si è di completare il percorso del federalismo fiscale

di Ettore Jorio

Uno dei maggiori impegni che il Pnrr si è esplicitamente assunto, sul piano politico, è stato certamente quello di completare il percorso del federalismo fiscale. La sua messa da parte, per oltre un decennio, ha rappresentato uno dei grandi problemi che hanno causato l'attuale stato di inefficienza del sistema pubblico dell'erogazione dei servizi pubblici e dell'esigibilità dei livelli essenziali delle prestazioni nonché l'assoluto non controllo della spesa relativa.

Un impegno formale, quello assunto dal Governo e, quindi dal Parlamento, ben rappresentato nelle pagine 74 e 75 del Piano nazionale di ripresa e resilienza e ribadito, con assoluta chiarezza e competenza, dalla ministra per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, nel corso dell'audizione alla Copaff di ieri.

Finalmente, si ricomincia a ragionare per assicurare fabbisogni standard, commisurati all'esigenza di garantire i servizi fondamentali del sistema delle autonomie territoriali, e costi standard, adeguati ai relativi fabbisogni regionali, per assicurare sanità, sociale, istruzione (per la parte amministrativa) e trasporti pubblici locali (per la parte in conto capitale). Il tutto, assistito dalla perequazione necessaria a enti locali e Regioni per salvaguardare i relativi diritti delle loro comunità, perfettamente compensativa della differenza tra il loro gettito e le risorse indispensabili per una soddisfacente ed egualitaria erogazione dei medesimi. In linea, quindi, alla pretesa costituzionale (articolo 117, comma 2, lettera m) di garantire ovunque gli anzidetti livelli essenziali, standard e non minimi.

Ma federalismo fiscale non vuole dire solo questo. E la Gelmini lo ha detto bene. Significa, non solo tutelare «i principi indefettibili di solidarietà e di coesione sociale», bensì responsabilizzare tutti i livelli di governo, concretizzare l'effettività e la trasparenza della spesa e realizzare il controllo democratico dei cittadini, che potranno così scegliere più consapevolmente per il futuro.

Ma c'è di più. Viene riattivata la macchina più generale della perequazione solidaristica, a tutela della più equa distribuzione delle infrastrutture, in applicazione del Dm 26 novembre 2010 (quello per l'appunto recante norme sulla "Perequazione infrastrutturale", mai tirato fuori dai cassetti!). Un dovere al quale, francamente, non ha offerto una corretta soluzione il Pnrr, eludendo sul tema di dovere assicurare su tutto il territorio nazionale quel patrimonio produttivo, che sarebbe comunque stato indispensabile prevedere per fare sì che tutti partissero bene e uguali nella corsa al federalismo fiscale applicato. Ma si spera, che ci sarà modo e tempo per rimediare all'errore di ipotesi in corso d'opera, vero banco di prova della Next Generation eu.

Federalismo fiscale significa anche altro. Il riferimento va, e qui è anche forte il riferimento alle occasioni mancate con il Pnrr, al Dlgs 88/2011, il sesto decreto delegato della legge 42/2009, attuativa dell'articolo 119 della Costituzione. Un importante strumento voluto dal legislatore di allora che sottolineava l'importanza degli interventi speciali a sostegno delle aree deboli. Una ulteriore species di perequazione, cui pervenire utilizzando le risorse aggiuntive del comma 5 dell'articolo 119, alle quali affidare la messa a disposizione paritetica delle occasioni per generare sviluppo e superare gap altrimenti insormontabili. E perché no, utilizzabili per perequare disponibilità destinate alla copertura di debiti pregressi impossibili da ripianare a cura delle Regioni e dei Comuni inguaiati in tal senso.

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