Appalti

Autostrade, Borioli (Pd): «Sul 60-40 accordo in bilico, l'Ance fa breccia sui senatori»

di Alessandro Arona

Giovedì, dopo l'assemblea Aiscat, il presidente della Commissione Lavori pubblici del Senato Altero Matteoli si diceva certo che la noma sul 60-40 (gare delle concessionarie autostradali) sarebbe passata. E il primo firmatario dellìemendamento, il Pd Daniele Borioli (senatore di Alessandria) confermava ai nostri taccuini:«L'abbassamento dall'80 al 60% dell'obbligo di gare a terzi, per lavori, servizi e forniture e per le sole concessionarie autostradali, in deroga al Codice appalti, sarà approvato dal Senato la prossima settimana (13-17 novembre), prima in Commissione bilancio (tra lunedì e martedì), poi in aula da mercoledì, all'interno dell'articolo 15 del decreto fiscale in conversione. Ad essere ritirata è stata solo una versione rinnovata dell'emendamento Pd, che escludeva del tutto l'obbligo di gara per le società che hanno ottenuto la concessione in seguito a gara. Un aspetto da approfondire».

Ma venerdì la situazione è tornata in bilico. È lo stesso Borioli a richiamarci per annunciarlo: «La lobby dei costruttori Ance sta facendo breccia - spiega preoccupato - l'approvazione del nostro emendamento non è più certa». A rendere più incerto l'esito è anche l'appello lanciato sabato dal premier Paolo Gentiloni contro l'assalto alla diligenza alla manovra, una critica alla montagna di emendamenti proposti dalla stessa maggioranza a Dl fiscale e Ddl di bilancio.

A lanciare l'allarme sul 60-40 sono stati venerdì anche i sindacati dei lavoratori edili: «In queste ore - ha dichiarato Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil - molte lobbies stanno lavorando per evitare che il Parlamento corregga una scelta sbagliata fatta con il nuovo Codice degli Appalti. Se dovessero averla vinta, si andrebbe verso la destrutturazione di uno dei pochi settori industriali dell'edilizia, con migliaia di licenziamenti».

In realtà in questa vicenda le lobbies sono al lavoro su entrambi i fronti, anzi forse la più forte è quella delle concessionarie autostradali, che fin dalla fase preparatoria del Codice ha lanciato l'allarme sul rischio caos che avrebbero creato le gare all'80% non solo sui lavori (prima al 60%) ma anche su servizi e forniture (prima a zero). I sindacati edili invece temono che il lavoro a tempo indeterminato nelle società costruttrici controllate dalle concessionarie autostradali (Pavimental, Itinera e Serenissima costruzioni) sia sostituito con lavoro precario a cantiere di piccole società edili che vinceranno singoli appalti messi a gara.

Chi invece difende la norma all'80%, i parlamentari Pd che la proposero, in primis, ma anche l'Ance, ha sostenuto l'opportunità di allargare il mercato degli appalti di società concessionarie dello Stato che hanno ottenuto tale concessione senza gara, perché affidata prima dell'obbligo di gara sancito dalle direttive europee degli anni novanta.

Durante l'assemblea Aiscat il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio si è rimesso alle decisioni del Parlamento, ma tra le righe si è capito che non condivide questo ritorno al 60-40.

BORIOLI CHIARISCE L'EMENDAMENTO
«Non ho cambiato idea - ci spiega il senatore Pd, promotore del ritorno al 60-40 - sulla necessità di portare complessivamente il sistema a un maggior grado di trasparenza ed efficienza attraverso le procedure competitive tra imprese, e per questo ho votato a suo tempo la norma che ha introdotto il rapporto 80/20. Ma anche le norme devono essere misurate nei loro effetti concreti, e in questo caso non c'è dubbio che il passaggio di sistema, forse troppo repentino, rischia di scaricarsi (in parte sta già avvenendo prima ancora che la norma sia applicata) sui lavoratori e sulle loro famiglie. Una prospettiva che certo non era contemplata nella volontà dei legislatori».
«Di fronte a questo scenario - aggiunge - che mette a rischio in un momento delicato per la nostra economia alcune migliaia di posti di lavoro, un ripensamento non è un'eresia ma un atto di responsabilità. D'altronde, portare il rapporto al 60/40 equivale a riprisitinare il meccanismo che fu introdotto nel 2012 da Monti, che certo non è uomo poco attento alle regole della concorrenza. Così come il vero nodo da sciogliere, alla radice, è quello della messa a gara delle concessioni , secondo processi davvero competitivi. Una novità positiva, che il nuovo codice ha introdotto e che bisogna portare a compimento senza indugi. Visto in questa luce, l'emendamento che ho proposto con convinzione, serve al lavoro e serve anche a sottrarre il processo di apertura al mercato, avviato con il nuovo codice, a tensioni sociali che finirebbero per comprometterne l'esito».

LA NORMA DEL CODICE E L'EMENDAMENTO
L'innalzamento dell'obbligo di gara a terzi per i concessionari era con il vecchio codice al 60%, per i soli lavori, senza nulla dire degli affidatari con gara. Il Codice 2016, ma con decorrenza dal 18 aprile 2018, alza la soglia all'80%, estende l'obbligo anche per servizi e forniture, ed esclude dall'obbligo le società affidatarie con gara.

L'emendamento Borioli (con Esposito e altri) stabilisce una deroga per le sole concessionarie autostradali, riportando la soglia al 60% per lavori, servizi e forniture, senza nulla dire degli affidatari con gara. «Scritto così - spiega Borioli - nell'emendamento non ritirato, l'obbligo di gara al 60% dovrebbe valere per tutti. Se però, come sostengono le concessionarie, la libertà di affidamento sta nel diritto europeo allora gli affidatari post-gara potranno fare gli appalti senza gare». Il caso si applica ad esempio alla Pedemontana Veneta, affidataria con gara, con buona parte dei lavori ancora da realizzare, finora fatti interamente in house o con affidamenti diretti da parte delle società di costruzioni partecipanti al capitale (Fininc Torino e la spagnola Sacyr).
Prima del Codice 2016, d'altra parte, quando l'esclusione dell'obbligo di gara per gli affidatari con gara non era esplicitamente citato nella norma, comunque i vincitori di gare in project financing hanno sempre fatto i lavori tutti in house: così Berbemi, Teem e appunto la Pedemontana Veneta.

Un emendamento Pd riscritto stabiliva, sempre solo per le autostrade e sempre abbassando la soglia degli appalti con gara al 60%, che (come nel Codice attuale), devono essere escluse le società vincitrici di gara di concessione. «Le concessionarie dell'Aiscat - ci dice Borioli - vorrebbero mantenere l'esclusione da ogni obbligo di gara per queste società, come nell'attuale articolo 177 del Codice, ma alcuni pareri giuridici raccolti in questi giorni sostengono che riabbassando la soglia al 60% questa si dovrebbe applicare a tutti. Altri invece ritengono che sia un principio insito nella direttiva Ue del 2014 la libertà di affidamento degli appalti a valle per chi ha vinto la gara di concessione a monte. Ci sono pareri diversi tra i ministeri interessati».

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