Appalti

Meloni: Pnrr, ora obiettivo cantieri - Covid, no al green pass

Tre ore e 43 domande per la premier: «Presidenzialismo e riforma istituzioni priorità. Scostamento di bilancio? Non lo farei a cuor leggero»

di Barbara Fiammeri

Oltre 40 domanda in quasi tre ore: stavolta la premier non si è risparmiata. Qualcuno parla già di «record». Se la batte con Conte e Berlusconi. Manovra, Pnrr, Covid, giustizia, riforma fiscale, presidenzialismo ma anche i rapporti con gli alleati e naturalmente la politica internazionale con l’annuncio del viaggio a Kiev, «certamente prima del 24 febbraio», e la dura presa di posizione contro l’Iran. Non c’è argomento che sia rimasto fuori da questa prima Conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio comincia a parlare proprio mentre la legge di Bilancio sta per ricevere il via libera definitivo al Senato «con un giorno d’anticipo rispetto a quanto avvenuto negli ultimi due anni», rivendica, evitando i toni trionfalistici. Lo stesso sul Pnrr. Bene il raggiungimento dei 55 obiettivi, la «staffetta» con Draghi ha funzionato. Il paragone con il suo predecessore l’«affascina» perché «non mi sono mai piaciute le sfide facili». Ma sul Piano il difficile però comincia adesso: «Ora si tratta di tradurre gli obiettivi in cantieri». Meloni resta prudente. Sui conti pubblici, il rispetto dei saldi, la resistenza a ulteriori scostamenti di bilancio («non lo farei a cuor leggero»). Una posizione che finora le ha permesso di intavolare rapporti preziosi a Bruxelles dove a breve si tornerà a discutere di temi centrali come l’immigrazione, la risposta all’Inflation reduction act statunitense e il Patto di stabilità sul quale secondo la premier c’è quantomeno la comune convinzione che le attuali regole non siano più adeguate.

Sui temi più popolari il piglio invece è diverso. Lo scandalo sulle mazzette a Bruxelles? «Quello che mi da fastidio è che parlano di italian job ma dovrebbero semmai dire socialism job». Le dichiarazioni di La Russa su Msi? «Un partito che ha traghettato verso la democrazia milioni di italiani sconfitti dalla guerra» dice assicurando che lei comunque parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile. Tranchant anche sul Covid. Il messaggio è riassumibile in “mai più restrizioni” anche se dovesse esserci una ripresa della pandemia. «Puntiamo sulla responsabilità», su «tamponi e mascherine» piuttosto che su misure coercitive come il green pass ma anche l’obbligo vaccinale: «C’è una campagna che invita anziani e fragili», quanto agli altri «si rivolgano al proprio medico. Una posizione che è decisamente diversa da quella di Forza Italia. Ma per la premier i rapporti nella maggioranza sono «molto positivi», «mi fido dei miei alleati». E poi «quello che conta sono i fatti». A partire dalle scelte contenute nella manovra, «coerenti» con gli impegni assunti in campagna elettorale e che saranno rafforzate nei prossimi mesi: dalla flat tax alle sburocratizzazione. Per crescere, per aumentare l’occupazione anzitutto «bisogna non ostacolare chi produce» e rafforzare le catene di approvvigionamento. Il problema non è infatti solo l’energia. La premier conferma che è in corso il confronto con Intel per un investimento sulla fabbricazione di chip e a breve ci sarà un incontro. Per la stessa ragione torna a bocciare lo stop ai motori a combustione a partire dal 2035. «Non è ragionevole ed è profondamente lesivo per il nostro sistema produttivo», sostiene Meloni sottolineando che su questa posizione c’è «una convergenza trasversale». Tra i capisaldi la premier mette anche la riforma costituzionale «semipresidenzialista»: «Sono pronta a confrontarmi con tutti ma non accetterò tentativi dilatori». Quanto a lei e al suo futuro fa sapere che non è a Palazzo Chigi «per sopravvivere» e ha già messo in conto di «non essere rieletta». Le regionali nel Lazio e Lombardia della prossima primavera saranno già un primo «test politico».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©