Urbanistica

Cessione dei crediti, operativi bollino blu e divieto di frazionare: mercato in attesa di chiarimenti

L’Agenzia delle Entrate, insieme al partner tecnologico Sogei, proprio in queste ore ha aggiornato i suoi sistemi informatici

di Giuseppe Latour

Mercato in attesa di chiarimenti sul “bollino blu”, il codice identificativo che sarà attribuito ai crediti fiscali, e sul divieto di cessione frazionata, le due novità, inserite in chiave antifrode nel decreto 13/2022 (articolo 1) dello scorso febbraio, che sono appena entrate in vigore.

L’Agenzia, insieme al partner tecnologico Sogei, proprio in queste ore ha aggiornato i suoi sistemi informatici, rendendo operativa la regola che riguarda tutte le opzioni di cessione e sconto comunicate alle Entrate, tramite la sua piattaforma, a partire dal primo maggio.

Restano, così, fuori tutti i lavori 2021 (e le rate residue del 2020) effettuati da privati: per loro i termini per comunicare le opzioni scadevano il 29 aprile, venerdì scorso. Mentre - va ricordato - resta aperta fino al 15 ottobre la finestra degli interventi 2021 per i soggetti Ires e le partite Iva. Così come restano fuori le opzioni comunicate fino al 30 aprile anche per lavori 2022.

Per i nuovi sconti in fattura e cessioni di crediti ci sono due cambiamenti. Al credito verrà attribuito un codice identificativo univoco (appunto, un “bollino blu”) al momento della comunicazione dell’opzione. Questo codice dovrà, poi, essere indicato nelle comunicazioni delle eventuali successive cessioni. In questo modo, il credito diventerà più facilmente tracciabile.

Allo stesso tempo, questi crediti non potranno formare oggetto di cessioni parziali dopo la prima comunicazione all’Agenzia. Scatta, cioè, un divieto di frazionare il credito, una volta effettuato il primo passaggio. Per i committenti non cambia nulla: loro avranno la possibilità di comunicare le opzioni per l’intero lavoro o per singoli Sal, come hanno fatto finora. A cambiare saranno le modalità di circolazione del credito successive alla sua formazione. Anche se, ad oggi, sono diversi gli aspetti da chiarire.

Anzitutto, non è stato spiegato se le singole annualità ricadano in questo divieto di frazionamento. Finora la maggior parte degli operatori aveva ipotizzato che, dopo la formazione del credito, da maggio sarebbe stata possibile solo la cessione in blocco (quindi, tutte e quattro o cinque le rate nel caso di un 110%).

La scorsa settimana, però, il ministro dell’Economia Daniele Franco, interpellato sull’opportunità di depotenziare il divieto di cessione frazionata nel corso di un Question time alla Camera, ha spiegato che «la normativa vigente già consente, dopo la prima comunicazione di esercizio dell’opzione, di cedere o di compensare le singole annualità di cui il credito si compone anche riferite al singolo beneficiario, purché la singola annualità non venga ulteriormente frazionata in un momento successivo».

In sostanza, l’annualità singola sarebbe cedibile ma poi non potrebbe essere frazionata altre volte. Questa interpretazione estensiva del divieto dovrà essere confermata dall’Agenzia ma rappresenterebbe una notevole semplificazione per la circolazione dei crediti. Di fatto, in questo modo resterebbe solo il divieto di frazionamento per importo all’interno della singola annualità (ad esempio, su 10mila euro di un’annualità, cederne solo 5mila non sarà possibile).

Altro punto da spiegare riguarda il perimetro esatto del credito non frazionabile. Le Entrate dovranno, cioè, dire cosa viene considerato come un credito unico non divisibile. Per il superbonus, ad esempio, le opzioni relative ai diversi interventi si comunicano in maniera separata (una per il cappotto termico, una per il fotovoltaico, una per gli infissi e così via). Ogni opzione, quindi, finora ha generato un credito separato, con una vita propria. Andrebbe chiarito se continuerà a essere così o se i diversi crediti generati da uno stesso cantiere saranno in qualche modo legati.

Un elemento che porta all’ultima questione: come saranno costruiti a livello pratico i codici identificativi. I contribuenti li vedranno per la prima volta nei loro cassetti fiscali solo a partire dal 10 giugno. Anche se, nel frattempo, gli interventi del Governo potrebbero portare qualche ulteriore novità.

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