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Sugli sbarchi Salvini cambia le regole: più poteri a Polizia e Gdf

Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Guardia Costiera: Matteo Salvini sposta le pedine sulla scacchiera dei controlli e interventi in mare. L’indirizzo deciso del ministero dell’Interno chiede più controlli e contrasto all’immigrazione irregolare. Dal punto di vista di Salvini l’azione in gergo definita Sar (search and rescue, ricerca e soccorso) è stata finora prevalente e predominante rispetto all’azione contro i flussi illegali e i trafficanti di esseri umani. Casi critici come quello di nave Diciotti della Guardia Costiera, soprattutto, hanno lasciato al Viminale strascichi di incomprensioni e dissidi.

In ogni caso, l’Interno parte da un presupposto: le regole in vigore su compiti, funzioni e responsabilità degli attori istituzionali in mare sono vecchie e superate. Sono passato più tre lustri, risalgono a un decreto interministeriale (Interno di concerto con Difesa, Economia e Finanze, Infrastrutture e trasporti) del 14 luglio 2003. «Signori, si cambia» dirà oggi Salvini al Cnosp, il comitato nazionale ordine pubblico e sicurezza riunito al Viminale. Al comitato di solito partecipano i vertici delle forze di polizia, dei servizi di informazione e sicurezza, il capo di gabinetto del ministro. Ma quello di oggi vede anche la presenza del capo di Stato Maggiore della Difesa, Claudio Graziano; del numero uno della Marina Militare, Walter Girardelli; del comandante generale della Guardia Costiera, Giovanni Pettorino. Per forza: «Analisi delle misure per il coordinamento unificato dei controlli sulle frontiere marittime italiane» è l’ordine del giorno della riunione. Dovrebbe concludersi con la nomina di un gruppo di lavoro interforze per stilare la bozza di un nuovo decreto. La strategia del Viminale è di rafforzare il ruolo centrale di coordinamento della Polizia di Stato, già svolto dalla direzione Immigrazione e Frontiere del dipartimento di Ps guidato da Franco Gabrielli. Ma anche l’attività della Guardia di Finanza, al comando del generale Giorgio Toschi, oggi sola forza di polizia con la responsabilità operativa della sicurezza del mare. La Gdf ha un comparto con oltre 350 mezzi navali e 80 aerei, quelli in attività oltre le 12 miglia dalla costa - tre gruppi aeronavali, un gruppo di «esplorazione aeromarittima - sotto il comando di Pratica di Mare sulla costa laziale. I numeri dell’attività operativa della Finanza vedono nei primi 9 mesi del 2018 l’arresto di 63 responsabili a vario titolo, di cui 51 scafisti, e il sequestro di 61 mezzi destinati al traffico di esser umani, di cui 57 natanti e quattro mezzi stradali. Impiegati nello stretto di Sicilia, dove la Gdf rileva come gli scafisti provochino, in sostanza, i soccorsi; nel canale di Sardegna e le isole Pelagie, dove arrivano gli «sbarchi frazionati» di piccole unità provenienti da Tunisia e Algeria; nel basso Adriatico e alto Ionio, zone di flussi illegali partiti soprattutto dalla Turchia.

Ieri poi Salvini ha annunciato che nel decreto sicurezza ci sarà un emendamento per «la chiusura entro le 21 dei negozietti etnici che diventano ritrovo di spacciatori e di gente che fa casino. Non è un’iniziativa contro i negozi stranieri ma per limitare abusi di luoghi ricettacolo di gente illegale».

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